L’excursus, capillare e dettagliato, era atteso. Dalla comunità, dai cittadini preoccupati, da un territorio che non aveva avuto fino ad oggi dei riferimenti per orientarsi.
Il procuratore della Repubblica del Tribunale del capoluogo pentro, Carlo Fucci, ha risposto alle domande che si sono alzate dai cittadini, da qualche organo di informazione come Primo Piano Molise, che si sono interrogati sullo stato di salute ambientale di una porzione vasta della provincia di Isernia.
Quattro anni di indagini, condotte con perizia e massimo scrupolo, sull’inquinamento della piana di Venafro dove sono state evidenziate aree contaminate da sostanze pericolose come il cadmio.
Tutto documentato, ovviamente, e quel dossier che ieri il procuratore Carlo Fucci ha reso noto alla comunità attraverso una puntuale ricostruzione di quanto fatto fino ad oggi, è sul tavolo del ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, del presidente della Regione Donato Toma, dell’Arpam (l’agenzia regionale per la protezione ambientale del Molise coinvolta in una bufera giudiziaria) e ai sindaci delle zone maggiormente interessate dalle indagini ambientali. Venafro, Pozzilli e Sesto Campano. Indagini che la Procura di Isernia ha portato avanti con il contributo indispensabile dei sostituti procuratori, dei carabinieri della Compagnia di Venafro, dei carabinieri forestali, del Noe di Campobasso.
La puntuale ricostruzione di questi ultimi 4 anni di indagine, per il procuratore Fucci, è doverosa. Per mantenere un impegno assunto con il Comitato delle Mamme di Venafro che chiedevano di conoscere lo stato di salute della piana, per rendicontare un lavoro lungo e complesso al servizio della comunità. Perché in questi mesi, non è stato tralasciato nulla.
«Nei primi quattro anni del mio mandato – spiega il procuratore Fucci – ho ritenuto di dare forte impulso alle indagini in materia ambientale. Un lavoro consistente, svolto sino al limite consentito. Abbiamo cominciato indagini anche sulla base di denunce generiche, di articoli di giornale, su input dei comitati come quello delle Mamme di Venafro. E non ci siamo fermati al primo risultato. Ovviamente – assicura – continueremo a svolgerlo senza sosta e nei limiti delle nostre competenze e possibilità. La durata delle indagini, che si sono sviluppate attraverso diversi procedimenti conseguenti e collegati ma anche autonomi, è stata determinata dalla complessità delle indagini tecniche, dal rispetto dei termini e delle procedure previste dal codice di procedura penale. E anche dalle restrizioni del periodo pandemico che hanno determinato la riduzione di alcune attività industriali da monitorare, incidendo sui tempi di alcuni degli accertamenti tecnici».
Per il procuratore, che come detto ha inviato il dossier al Governo, alla Regione, all’Agenzia per la protezione ambientale del Molise e ai sindaci maggiormente coinvolti dagli esiti di questa attività capillare e dettagliata, occorre adesso procedere alla stipula di un protocollo per il rilevamento di dati utili ai fini giudiziari e di tutela della salute pubblica per l’implementazione del Registro dei Tumori del Molise, con particolare riferimento alla provincia di Isernia.
«Emerge con chiarezza – spiega il procuratore – che vi sono aree del territorio esaminato che risultano inquinate da sostanze pericolose, prima fra tutte il cadmio». L’area certamente contaminata ha una estensione di circa 13 ettari, per un totale di circa 122 metri quadri ed è compresa nei territori dei comuni di Venafro, Pozzilli e Sesto Campano.
«I risultati tecnici-investigativi sono stati già inviati nel mese di novembre al ministro dell’Ambiente, al presidente della Regione Molise, al direttore dell’Arpam per quanto di loro competenza nonché, per conoscenza e di eventuale competenza, ai Sindaci dei territori interessati, Venafro, Pozzilli e Sesto Campano. In particolare al ministro – spiega ancora Fucci – nonché alle altre autorità destinatarie della mia nota, è stato sottolineato che dalla relazione che ho trasmesso emerge con certezza che vi sono zone inquinate che vanno bonificate, a tutela della salute pubblica, anche previo accertamento dell’effettiva estensione del1’inquinamento pericoloso e della attuale incidenza o meno sulla salute pubblica dei livelli, da riverificare, delle varie forme di inquinamento accertate.
Ho anche sottolineato – prosegue il procuratore – che le zone interessate dall’inquinamento da cadmio (e non solo) sono abitate ed in parte destinate alla produzione del grano e delle olive».
Hanno meritato segnalazione «le criticità accertate, all’epoca delle indagini, nelle attività dell’Arpam in relazione alla fase dei controlli, le criticità dell’Aia concernente il depuratore del Nucleo industriale di Isernia-Venafro, le criticità provvedimentali-normative che investono il livello regionale e forse anche quello nazionale, che consentono ad attività potenzialmente pericolose, quanto al rischio di inquinamento, di operare con un sistema relativo ‘al manuale di gestione del sistema di monitoraggio delle emissioni’ che rende impossibile accertare scientificamente se i dati abbiano subito o meno manipolazioni, quindi un sistema che non consente controlli effettivi circa le emissioni prodotte dagli impianti e le tipologie di eventuali inquinamenti pericolosi per la salute pubblica».
L’excursus del procuratore Fucci apre ad interrogativi preoccupanti e, come lui stesso sostiene, è finalizzato ad ulteriori approfondimenti tecnici «per l’esatta, ulteriore delimitazione delle effettive ed attuali zone interessate da inquinamento pericoloso e il livello di inquinamento in relazione alla salute pubblica, per le attività di bonifica che si riterranno eventualmente necessarie, per i1 perfezionamento della normativa generale e dei provvedimenti amministrativi autorizzatori in relazione alle attività a rischio di inquinamento».
L’auspicio del procuratore che sia attivato al più presto «un protocollo che coinvolga diverse autorità sanitarie per la raccolta e lo scambio dei dati, relativi alla provincia di Isernia e in particolare ai comuni della piana di Venafro, utili sia a fini giudiziari, per accertare danni ambientali e danni collegati alla salute delle persone, sia per consentire alle autorità amministrative e sanitarie di intervenire per ridurre fenomeni di inquinamento e dannosi per la salute pubblica. Per questo, con la collega Andricciola – conclude Fucci -, ho predisposto una bozza di protocollo che nelle prossime settimane sottoporremo alle Autorità competenti».

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