Dubbi, ma soprattutto una profonda “indignazione”. E’ quella che hanno mostrato i familiari dell’isernina Stefania Cancelliere dopo aver appreso la notizia della scarcerazione del presunto assassino della 39enne. Roberto Colombo, marito della Cancelliere, è ricoverato agli arresti domiciliari presso una clinica privata per “motivi di salute”. Una scarcerazione che ha provocato tanto clamore, finendo sulla pagine della stampa nazionale, persino su Repubblica.
I familiari della vittima non hanno di certo accettato di buon grado la decisione del giudice di arrivare alla scarcerazione di Colombo. “Indignati” è la prima definizione che hanno dato di se stessi. Il fratello della vittima, Livio, ci va giù pesante. E non risparmia critiche a una giustizia che ha accolto la richiesta di domiciliari per la persona che – secondo l’accusa – ha ucciso sua sorella, la mamma di tre bambini. La stessa giustizia che, a detta del fratello, ha preso sottobanco la denuncia per stalking della 39enne, poi uccisa: “Perché nessuno si è preoccupato di tutelare la vita di Stefania, che da circa un anno aveva denunciato il suo futuro assassino? – dice Livio, confessando tutta la sua amarezza al quotidiano La Repubblica – Perché il magistrato non ha disposto una perizia sulle condizioni di salute di Colombo, ma ha ritenuto sufficiente – nonostante la gravità del fatto – la sola documentazione medica di parte? Perché non è stato possibile curarlo presso la stessa struttura carceraria? Adesso che sta meglio, come ha dichiarato il suo legale, perché non ritorna in carcere?”.
Il fratello della donna stronca la possibilità di un perdono per Colombo: “Non vogliamo credere – continuano i familiari di Stefania – che denari e amicizia rompono le braccia alla giustizia. Vogliamo continuare a credere, nonostante tutto, in una giustizia uguale per tutti”. E rispetto al proposito del medico di voler “ampiamente” risarcire la famiglia di sua moglie, i parenti di Stefania rispondono: “Ci induce ripugnanza sia l’avverbio adoperato sia l’idea di un accordo risarcitorio con il dottor Colombo, siamo certi che non è il senso di colpa che lo muove, ma la speranza di un’attenuante per uno sconto di pena”.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.