Usura ed estorsione, condannati padre e figlio. La decisione è stata presa nelle scorse ore. Con rito abbreviato. La storia, che fece finire le due persone (originarie dell’hinterland partenopeo ma residenti ai piedi del Matese) in cella, è legata all’operazione condotta dalla Guardia di Finanza nell’autunno dello scorso anno. Un’indagine scaturita in seguito all’inchiesta che vide invischiata il notaio Fiorita Puzone. Durante il blitz, come si ricorderà, finirono sotto la lente delle Fiamme Gialle ben 13 soggetti, di cui 4 destinatari di apposite misure cautelari, per reati di usura, estorsione e riciclaggio. Stando alle accuse anche il notaio era finita nelle ‘‘maglie’ delle persone indagate. La professionista, come ricostruito dai militari delle Fiamme Gialle, fu costretta a consegnare, oltre a denaro contante, anche gioielli, pellicce e orologi per un valore di circa 200mila euro. E, sempre stando al castello accusatorio, la professionista non era l’unica vittima. Infatti diverse persone avevano ricevuto prestiti dagli imputati. Prestiti che, sempre per gli inquirenti, prevedevano un tasso d’interesse che in alcuni casi sfiorava il 400%. Poi le indagini e l’ordinanza di custodia cautelare. Il passo successivo è stato il processo che si è svolto nelle scorse ore. Padre e figlio, come detto, hanno scelto il rito abbreviato. Il primo è stato condannato a 4 anni di reclusione, il secondo a 4 anni e 8 mesi. Una vicenda che, una volta lette le motivazioni, come ha preannunciato anche il legale Alfonso Mainelli, finirà dinanzi ai giudici di secondo grado. I due, come detto, sono stati condannati per usura ed estorsione. Sono stati invece assolti dall’accusa di associazione per delinquere.

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