Molto lontani dalla media nazionale (10,6%) ma al di sotto di quella del Sud (19,7%): i molisani nel 2016 sono meno poveri di prima. L’incidenza (percentuale di famiglie e persone povere) è del 18,2%, nel 2015 era del 21,5%. Un decremento del 3,3% che non si riscontra a livello nazionale, dove nel 2015 il tasso era del 10,4%.
Nella ripartizione Mezzogiorno la regione con meno poveri è l’Abruzzo, dove l’incidenza è del 9,9% (nel 2015 era 11,2). Drammatica la situazione in Calabria (34,9% contro il 28,2 dell’anno prima).- Segue la Sicilia (22,8), poi la Basilicata (21,2). Meglio che in Molise si sta, oltre che in Abruzzo, in Puglia (14,5%) e Sardegna (14%). Il dato regionale, se emerge perché nella condizione stabile della povertà in Italia va nettamente in controtendenza, dall’altro conferma la grande distanza del Molise dal Centro e dal Nord. L’incidenza qui registrata è al quinto posto fra le più negative.
Sono i dati del rapporto Istat che analizza la povertà relativa (in cui i numeri regionali sono quelli descritti) e quella assoluta. Quanto alla seconda, la soglia è stabilita in rapporto alla spesa per consumi di una famiglia. Ad esempio, per un adulto che vive solo, è pari a 817,56 euro al mese se abita al Nord, a 733,09 euro al Centro e a 554,03 euro se al Sud. Nel 2016 si stima siano 1 milione e 619mila le famiglie in condizione di povertà assoluta: 4 milioni e 742mila persone. Rispetto al 2015 si rileva una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui.
L’incidenza di povertà assoluta per le famiglie è pari al 6,3%, in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni.
La povertà relativa, invece, viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro capite nel Paese, e nel 2016 è risultata di 1.061,50 euro (+1,0% rispetto al valore della soglia nel 2015, quando era pari a 1.050,95 euro). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore sono classificate povere. Nel 2016, si stima siano 2 milioni 734mila le famiglie in condizione di povertà relativa (con un’incidenza pari a 10,6% tra tutte le famiglie residenti), per un totale di 8 milioni 465mila individui (14,0% dell’intera popolazione). Di questi, 4 milioni 339mila sono donne (14,0%), 2 milioni e 297mila sono minori (22,3%) e 1 milione e 98mila anziani (8,2%). Come la povertà assoluta, anche quella relativa è più diffusa tra le famiglie con quattro (17,1%) o cinque componenti e più (30,9%). Colpisce di più le famiglie giovani: raggiunge il 14,6% se la persona di riferimento è un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra 64enne. Si mantiene elevata per gli operai (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%).

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