Il ritmo è quello tipicamente estivo. Anche per le vertenze, pure per quelle che si sono incanalate su una strada che – sulla carta – porta alla loro soluzione. Quindi, del futuro della filiera avicola in questi giorni si parla poco. Se ne discuterà, questo è già certo, il 12 settembre a Roma.
Ora più che altro si aspetta: di sapere se Agricola Vicentina si aggiudica il bando del Psr a cui ha partecipato per il cofinanziamento della ristrutturazione dell’incubatoio e quando presenterà la domanda a Invitalia per il contratto di sviluppo che invece sosterrà l’investimento sullo stabilimento produttivo.
Nel sito di Monteverde la formale immissione in possesso non è ancora avvenuta perché Agricola Vicentina ha chiesto di liberare prima (due termini che le parti si erano date sono già scaduti, ora la consegna è più genericamente di fare prima possibile) gli spazi da impianti o beni appartenenti ad altre società e risolvere alcune delle cosiddette interferenze fra i lotti separando con piccoli lavori le varie aree. Per esempio, ci sono zone dell’edificio acquistate da Amadori col primo lotto che sconfinano in reparti e stanze che sono invece afferenti al lotto 2. Lotto ancora invenduto, per il quale anzi si starebbe lavorando al bando e sul quale hanno messo gli occhi in tanti. Imprenditori del settore e non, interessati prevalentemente agli impianti con cui venivano realizzati cordon bleu, panati e surgelati ai tempi di Arena (che sarebbero ancora in buone condizioni). Qualcuno è già stato a Bojano, altri hanno chiesto di visitare il sito e lo faranno dopo la pausa di agosto.
Si aspettano anche novità concrete rispetto al prolungamento della cassa integrazione per i 280 addetti, autorizzata formalmente dalla modifica al Milleproroghe approvata con l’emendamento del senatore Ruta al decreto Sud. Altri 12 mesi, fino a novembre 2018, aspettando appunto la ripartenza.
Sull’accordo col gruppo Amadori, aggiudicatario dei beni della filiera venduti col primo lotto, che è stato firmato a fine febbraio al Mise l’esecutivo Frattura ha scommesso molto. I tempi, però, anche quelli (non rapidissimi) dichiarati dall’azienda di Cesena si sono allungati. Dall’avvio dei lavori, dovranno passare – secondo le stime inserite nelle intese – dieci mesi per riaprire l’incubatoio (chiuso da gennaio) e tre anni per il macello. Per fare il punto su tutto il quadro, l’unità di crisi coordinata dal direttore generale del Mise Castano ha convocato dunque l’azienda, la Regione, la Gam e i sindacati nazionali (che avevano richiesto l’incontro) e territoriali Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil in via Molise il 12 settembre prossimo.
Si tratterà di capire a che punto è il progetto di rilancio prospettato da Amadori per la filiera molisana e probabilmente si affronterà già il tema dell’esame congiunto col ministero del Lavoro per il rinnovo della cassa straordinaria. Il clima, oggi disteso perché i lavoratori hanno ricevuto il saldo degli arretrati dal liquidatore giudiziale e per la buona notizia della proroga degli ammortizzatori, potrebbe però tornare presto a surriscaldarsi se non ci saranno fatti concreti nel giro di qualche mese. E i sindacati pressano. «Il mio auspicio – dice infatti il responsabile regionale della Fai Cisl Raffaele De Simone – è il 12 settembre che ci siano altre conferme di quanto sappiamo per la cassa integrazione e novità importanti in merito all’accordo sindacale e all’accordo con la Regione del gruppo Amadori. In particolare, sui tempi per l’attivazione dei progetti a valere sul Psr e sulla disponibilità dei fondi dell’area di crisi. Quando ci sarà lo start per questi due elementi, potremo iniziare il conto alla rovescia per incubatoio e macello. Bisogna, a mio avviso, accelerare la messa a disposizione di questi strumenti». r.i.

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