Caro direttore,

Ci auguriamo abbia la pazienza di ascoltare la nostra storia. Qualche giorno fa parlavamo con una nostra amica e, dopo mezz’ora di frivolezze, siamo giunti al “punctum dolens”: questione vaccini. Nel momento in cui abbiamo manifestato le nostre perplessità verso qualcosa che è arrivato in fretta e furia, la nostra conoscente ha troncato dicendo: “Ciao, ci vediamo”. Ci siamo guardati in faccia chiedendoci: sogniamo o siamo desti?
L’ottica messianica in cui viene ormai visto il vaccino anti-Covid, preparata in fase uno da una pletora di mass-media e rinverdita da un numeroso esercito di esperti, intellettuali, personaggi dello spettacolo in questa fase, sta ridicolizzando, ingiustamente, chi si pone delle domande sulla bontà di quanto ci viene offerto.
Quello che ci perplime sono le tempistiche: se si ricorda, già nel primo lockdown tanti giornali e altrettante TV ripetevano a spron battuto che, soprattutto in Inghilterra ed in America, si stava sperimentando qualcosa che con ogni probabilità sarebbe entrato in circolazione in autunno. Quando sono arrivati i primi vaccini? Nell’autunno del 2020. Al di là della strana coincidenza che può suonare come una non proprio innocua programmazione, anche una persona superficiale si chiede: ma come, per la seconda sperimentazione del vaccino della poliomielite da parte di Albert Sabin ci sono voluti cinque anni (dal 1957 al 1962) e ora ce la caviamo in otto mesi scarsi? Sì che la scienza fa progressi, ma ridurre di cinque volte i tempi di sperimentazione è da marziani! Dovremmo forse chiedere scusa a qualcuno delle nostre perplessità? Ci insegnerà che la nostra opinione ha pari dignità di quella di chi la pensa diversamente da noi. Circa poi gli effetti collaterali (che, per onestà, va detto appartenere a tutti i vaccini), la minimizzazione di taluni (verificatisi anche a due nostri conoscenti) non è certo un modo intelligente per convincere le persone della bontà dell’antidoto.
Ci stiamo sempre più rendendo conto, ahinoi, che questo argomento è diventato un “topic” divisivo, alla pari dei temi del fine vita, dell’ideologia gender, dell’aborto. C’è un filone principale che, con scarsa o nulla volontà di approfondimento, tira le redini dell’opinione pubblica (in vari casi anche ben foraggiato economicamente) ed un altro che, dopo un attento studio della materia e bilanciamento delle visioni contrastanti, con determinazione e capacità argomentativa esprime le ragioni del proprio dissenso. Civilmente. Ma che cosa importa, gli strali offensivi arrivano lo stesso, il subdolo ricorso a vie legali anche, e tu ti chiedi se stai vivendo un incubo o se sia tutto vero.
Siamo pressoché certi che tali argomentazioni non troveranno spazio in questa sede, ma ci auguriamo che possano costituire uno spunto di riflessione. D’altronde, anche il nostro attuale Presidente del Consiglio ha detto, nel suo discorso d’insediamento, che non si può pensare che si sia spenta semplicemente la luce. Il vaccino non sarà certo l’omino che riaccenderà l’interruttore.
Un cordiale saluto da chi fa periodicamente il richiamo vaccinale per tetano, pertosse e difterite (e trova buffo doverlo sottolineare).

Piersilvio Migliorini
Carolina Mastrapasqua

4 Commenti

  1. Maria Cristina Crosetto scrive:

    Vorrei invitare la gente a recuperare il senso della ragionevolezza: l’anno scorso, di questi tempi, avevamo lo stesso numero di contagiati (basta andare sul sito del Ministero della Salute) ed eravamo SENZA vaccino. Questo virus (ed è l’unica cosa su cui i virologi si trovano d’accordo) ha lo stesso andamento dell’influenza: in estate si depotenzia. Non la stessa gravità perché, essendo ormai sicuro che è un virus da laboratorio, è decisamente più aggressivo, ma con lo stesso andamento sì. La reazione delle persone all’annuncio del vaccino -strombazzato a più non posso dai mezzi di comunicazione di massa, ormai pifferai del pensiero unico- è stata quella di chi, pur di liberarsi da un grosso peso, accetta qualunque cosa. Chi se ne importa se ci sono voluti otto mesi scarsi, chi se ne importa se è ancora in fase ampiamente sperimentale, chi se ne importa delle gravi reazioni di molti individui. Liberiamoci da questa incombenza! E gli stessi che osannano quanto in circolazione hanno miseramente taciuto quando tanti genitori, perché vegani o per semplice moda, non hanno fatto vaccinare i giovani figli e li hanno fatti andare a scuola. Ma in quel caso si parlava di vaccini che hanno avuto dai tre ai cinque anni di sperimentazione. Si è persa la bussola della ragione.

  2. Piersilvio Migliorini scrive:

    Nessuno dice che i dati del Ministero della Salute del maggio 2020 sono simili a quelli di questo maggio. 2020: nessun vaccino. 2021: alta percentuale di vaccinati. E’ informazione? E’ onestà intellettuale?

  3. Maria Vittoria Mastronardi scrive:

    Ottime riflessioni. La gente ha perso il lume della ragione. Nella frenesia di liberarsi da questa pandemia, non pensa a che cosa le viene propinato. Terrificante.

  4. Maria Cristina Crosetto scrive:

    D’accordissimo su tutta la linea. Il giudizio su qualunque cosa scaturisce dalla conoscenza di essa, non è mai il contrario. Purtroppo, la paura di questa pandemia, il timore di lasciarci le penne stanno portando tantissimi a non porsi più domande, a non chiedersi che cosa ci viene propinato. Mettere questi vaccini sullo stesso piano di quello contro il vaiolo e la rosolia? Ma non scherziamo!

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