Alle 8 del mattino è già nel suo ufficio al secondo piano del Gemelli Molise. Di fronte, una sala riunioni che durante il giorno non è mai vuota. Briefing informali coi collaboratori si alternano a incontri ufficiali con nuovi partner. L’agenda del presidente Stefano Petracca è strapiena. E si respira distintamente l’aria di un ‘nuovo corso’.
Presidente Petracca, idee chiare e lavoro. È il bilancio delle sue prime settimane a capo di Gemelli Molise Spa. Per la prima volta in tanti anni si è svolta una riunione plenaria con il personale.
«Credo molto nella trasparenza, è importantissima. Abbiamo voluto informare su come stanno le cose. Le aziende che ho avuto la fortuna di accompagnare hanno tutte puntato sulle persone, sul capitale umano. È quello che vogliamo fare qui in Molise, con incentivi per la formazione e bonus per i dipendenti. Sulla scia di quanto già abbiamo realizzato in San Stefar e, soprattutto, della mia esperienza in Morningstar, il cui claim era: essere in tutto il mondo il miglior posto in cui lavorare».
Quindi lei punta a fare del Gemelli il miglior posto in cui lavorare in Molise?
«Beh… Sì. Perché no? Un luogo di cui le persone possano dire: sono orgoglioso di lavorare qui».
Di sicuro un posto in cui il ‘capo’ è riconoscibile e dice la sua. Lo ha fatto alla seduta del Consiglio comunale di Campobasso sulla sanità. E anche questa, per la struttura che lei guida, è una prima volta.
«Guardi, noi non eravamo stati invitati al dibattito. Ho letto sugli organi di stampa che si sarebbe discusso del Cardarelli e del Gemelli, che avrebbero preso parte ai lavori il presidente Toma e i rappresentanti di comitati e associazioni. Quindi, come struttura, abbiamo scritto al sindaco Gravina e dato la nostra disponibilità a partecipare».
A Palazzo San Giorgio è stato molto esplicito, sia sulle potenzialità del Gemelli sia sui problemi che la sanità privata incontra in Molise, oltre che su ciò che manca alla sanità pubblica.
«Io non faccio politica, anzi ne sono lontanissimo. Però ho ascoltato tanti cliché negli interventi di molti consiglieri comunali e ho sentito il dovere di dire le cose come stanno. Per esempio si è detto: puntare sulla sanità pubblica di qualità per creare mobilità attiva. Penso che si debba essere onesti e partire dai dati di fatto: il primo obiettivo in questa regione è riportare la sanità pubblica a un livello accettabile, potenziare i Pronto soccorso e la medicina territoriale. Poi si potrà ragionare di altro».
Anche questa struttura è stata costruita con i soldi pubblici…
«Certo. È nata, vale la pena di ricordarlo, come centro di eccellenza per l’oncologia e la cardiochirurgia e lo è ancora. Inoltre, l’obiettivo era fermare i viaggi della speranza a Brescia, a Milano, e attrarre invece pazienti al Centrosud».
Drenando risorse dalla sanità pubblica: questo sostengono i comitati che lei ha ascoltato in Consiglio comunale a Campobasso.
«È falso, è disinformazione. Il privato non toglie risorse al pubblico. Vogliamo parlare invece di ciò che facciamo qui? Prima di questa esperienza mi occupavo di gestione patrimoniale. Ero alla mia scrivania, con il computer e cinque monitor. Decidevo se comprare o vendere in base all’andamento del mercato. Adesso, invece, ogni giorno vedo le persone, i loro bisogni di cure e salute. È quello che volevo, ma le ho portato questo esempio per farle capire la differenza fra la finanza e la sanità. Per dirle che con Responsible Capital, il fondo a cui ho dato vita con un gruppo di personalità internazionali dal curriculum importantissimo, questa differenza la vediamo chiarissima. La nostra è una scommessa: dimostrare che si possa investire in Italia e non al Nord, ma in Molise, al Sud».
La “scommessa” però ha davanti a sé ostacoli altrettanto importanti. Per esempio, visto che la sanità del Molise è commissariata, il tetto al budget. Il Gemelli e le altre strutture private convenzionate non possono erogare prestazioni oltre il limite contrattuale. Difficile, così, restare attrattivi per i pazienti di fuori regione.
«Attrarre pazienti da fuori regione, laziali, abruzzesi o campani che siano, è un risultato positivo. Per esempio, i familiari di chi viene a curarsi qui trascorrono giorni in Molise, nelle strutture ricettive regionali, mangiano qui per il tempo che restano, fanno la spesa. È un’altra dimostrazione del fatto che la sanità privata non è affatto un problema, ma è invece una grande risorsa del Molise. Detto questo, è avvenuto che con un decreto commissariale del 2020 si è deciso di ridurre il tetto per la mobilità attiva relativo al 2019. A Roma qualcuno ha deciso che i soldi che le altre Regioni ci dovevano, per prestazioni rese ai loro residenti, andavano ridotti. Ma nel 2021 la Regione Molise quei soldi li ha incassati. Si tratta, ripeto, di prestazioni che non impattano negativamente sul bilancio del Molise. Non solo, la riduzione è stata relativa anche, per quanto ci riguarda, alla radioterapia e la cardiochirurgia. E questo riguarda, invece, i molisani».
Di quanto parliamo, presidente?
«Per le prestazioni a pazienti extraregionali, parliamo di 5,4 milioni per il 2019, di 5 milioni per il 2020 e 1,5 per il 2021».
Lei accennava anche al limite introdotto per le prestazioni rese ai molisani.
«Sì. Noi siamo l’unico centro di radioterapia in Molise e fra i migliori in Italia, con professionisti di altissimo livello. La radioterapia non è una prestazione che può diventare “elettiva”. Non può essere programmata o posticipata, rifiutata perché a Roma, con calcoli ragionieristici, sono stati imposti dei tetti. Per questo, noi continuiamo a erogare le prestazioni e sforiamo i tetti di spesa fissati sulla carta senza tener conto del fabbisogno effettivo dei molisani».
Vuol dire che, finito il budget, il Gemelli dovrebbe rifiutare prestazioni di radioterapia costringendo i molisani ad andare fuori regione e le casse regionali, quindi, a pagare cure che invece potrebbero essere erogate qui?
«Le ripeto che noi continuiamo a fornire questa prestazione oltre il budget. L’ultima cosa che può accadere al Gemelli è che chiuda la radioterapia. Ma mi chiedo: è eticamente e giuridicamente corretto negare a un cittadino una cura salvavita?».
Lo stesso vale allora per la cardiochirurgia?
«Esatto. Anche se siamo il centro di riferimento per le emergenze cardiologiche, anche in questo caso con professionalità elevatissime. Non c’è un’altra struttura a cui rivolgersi in Molise e si tratta di patologie tempo dipendenti. Tra prestazioni di radioterapia ed emergenze cardiochirurgiche per cittadini molisani sforiamo il tetto di spesa per circa 5 milioni annui».
Il Gemelli ha partecipato anche al piano anti Covid.
«Quelle prestazioni, circa un milione di euro, non rientrano nel budget e non sono state pagate. E, ricordo, sono state erogate quando la struttura commissariale ce le ha richieste. Al Consiglio comunale di Campobasso ho parlato di un credito arretrato nei confronti della Regione di 28 milioni di euro per gli anni 2019, 2020 e 2021. Non bisogna meravigliarsi del fatto che la vecchia proprietà abbia cercato nuovi acquirenti. Io do atto al commissario, il presidente della Regione Donato Toma, di grande disponibilità e volontà, ma serve un intervento politico sulla questione dei tetti alla mobilità attiva e alle cure salvavita. Perché, per farle un esempio, il personale di questa struttura è dimensionato su un fatturato di 50 milioni, ma con le previsioni dei decreti di cui le ho parlato si può arrivare a 40 milioni. Secondo questa logica, una volta raggiunto il tetto di spesa per la radioterapia e le emergenze cardiache, i cittadini molisani dovrebbero curarsi fuori regione, creando mobilità passiva. Questo, comunque, non cambia nulla del nostro approccio. Abbiamo voluto cogliere la sfida e la porteremo avanti con entusiasmo, capacità e caparbietà. Ma finché non risolviamo questo problema non faremo nuovi investimenti. Beninteso, io sono fiducioso che una soluzione sarà trovata. Il Gemelli Molise c’è e ci sarà sempre, questo deve essere chiaro».
Lei definisce il Gemelli un diamante grezzo. Come state lavorando per raffinarlo?
«Abbiamo un “tavolo di idee”, se mi passa l’espressione. La ricerca, per esempio, è uno dei pilastri. Abbiamo la possibilità di realizzare un centro collegato a realtà internazionali che potrebbe creare un centinaio di posti di lavoro aggiuntivi. E poi vogliamo riempire l’ospedale. Siamo in contatto con professionisti di chiara fama e potremmo realizzare aree aggiuntive per solventi, per esempio per offrire alta specialità in alcune branche della chirurgia. Anche la radiodiagnostica, che ha macchinari di ultimissima generazione, lavora a metà regime attualmente. Vogliamo, in linea generale, migliorare l’accessibilità dell’ospedale ottimizzando il metodo di lavoro e attraverso un rapporto diverso e più continuo con i medici di base. Cantieri aperti ce ne sono molti. Il Gemelli deve essere la casa dei molisani. Pensi che in questa struttura ci sono 300 posti letto, tre sale operatorie inutilizzate. Si potrebbe, con soluzioni condivise con le istituzioni, ridurre la mobilità passiva, di cui l’ortopedia è la voce più sostanziosa. Da pochi giorni, con noi a Termoli collabora il prof Salini del San Raffaele, solo per dirne una».
Tante idee, lavoro, orari e metodo orari svizzeri. Siete arrivati avvolti dal mistero, ricorda? Di chi sono i soldi, ci si chiedeva…
«Beh, sono ragionamenti che non sento più per fortuna. Abbiamo voglia di fare e spalle coperte. Io ci sono dentro con tutto me stesso. Il tempo e i fatti parleranno per noi».
rita iacobucci

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