Sono 2,3 milioni in Italia i giovani che non hanno un lavoro né studiano o ricevono una formazione. Di questi, quasi un milione compare alla voce ‘disoccupati’ ed è disponibile a iniziare un lavoro entro due settimane. Settecentomila, invece, sono forze lavoro potenziali: da un mese non cercano lavoro ma possono farlo a breve. Infine, gli inattivi totali: 600mila giovani che hanno smesso di cercare. Per motivi diversi ma il risultato è lo stesso.

L’inchiesta del Corriere della Sera sulle ‘nuove diseguaglianze’ si è chiusa ieri con l’articolo di Martirano sui ‘Neet’ o, come sono conosciuti in Italia, ‘né né’.

In Molise i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano rappresentano il 29,2% del totale. Non la percentuale più alta, ma comunque fra quelle più preoccupanti. Sul gradino più alto del podio c’è la Campania (36,4%), segue la Calabria (35,6), poi la Puglia (34,1), Basilicata e Sardegna (31,8) e il Molise. Le percentuali si assottigliano man mano che si risale lo Stivale, in Trentino la quota più bassa: 13,3%.

I dati sono contenuti nella ricerca ‘Ghost’ condotta nel 2015 dalla onlus WeWorld che ha cercato di capire cosa fanno i Neet. Quattro gruppi e approcci differenti, quelli rilevati. Ci sono i volontari che, anche se non contrattualizzati, non si considerano ‘parcheggiati’ in un’associazione e parlano della loro esperienza come di un lavoro, un’esperienza che irrobustisce il proprio curriculum. Il secondo gruppo è quello degli sportivi, da chi frequenta assiduamente una palestra all’ultrà. In questo caso, l’atteggiamento sportivo può aiutare a superare le sconfitte, una mancata assunzione o la fine di un contratto a termine. Ma, al contrario del volontariato, non si tratta di esperienze che fanno curriculum e non aiutano ad uscire dalla dipendenza economica dalla famiglia. Ci sono poi coloro che si ‘arrangiano’ con piccoli lavoretti. Stage, impieghi da baby-sitter, hostess, cameriere. Infine, i laureati che sulla carta avrebbero più chance di occupazione. Secondo i più recenti dati dell’Istat un laureato impiega in media tre anni per trovare un lavoro. Nel frattempo, dà ripetizioni agli studenti.

La ricerca di WeWorld analizza anche le risposte delle istituzioni. C’è Garanzia Giovani, ma il programma europeo nato proprio per aiutare i ragazzi che non studiano né lavorano non ha avuto i risultati sperati o ipotizzati. Vi sono, ma a macchia di leopardo, anche risposte territoriali. Alcune Regioni, per esempio, hanno varato piani specifici e ad hoc (come la Puglia e la Liguria). Molte altre no. Fra queste Molise, Marche, Piemonte che non hanno, segnala il rapporto, “iniziative specifiche per i giovani Neet ad eccezione delle azioni che rientrano in Garanzia Giovani”

 

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