Il piano ‘Casa Italia’ fuori dal patto di Stabilità, perché “è inconcepibile” che non si possano sforare i vincoli finanziari per l’emergenza e la ricostruzione nel Centro Italia devastato dal sisma e, soprattutto, per “mettere in sicurezza il patrimonio italiano”.
Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, ha chiuso ad Agnone la Festa dell’Unità interregionale organizzata dal Pd Molise insieme a quello abruzzese. Sta viaggiando in treno quando risponde al telefono, una chiacchierata breve e fortunata. Non cade mai la linea. La chiamata si conclude quando l’eurodeputato del Pd, da dieci anni a Strasburgo ed eletto nella circoscrizione meridionale di cui fa parte anche il Molise, scende dal convoglio, arrivato a destinazione. In regione è venuto spesso, ne segue un po’ le vicende amministrative, per quanto sia possibile al presidente del secondo gruppo dell’Eurocamera per numero di componenti. “Ho grande amicizia col presidente Frattura”, dice. Poi l’attualità si impone.
Onorevole, sono due le partite aperte con l’Ue dopo il terremoto del 24 agosto.
“Sì. Quella del fondo per le calamità naturali: quando il governo verificherà i danni saranno stanziati i soldi di cui controlleremo la spesa. E poi c’è quella, assai più importante, della flessibilità. È inconcepibile che a causa di una regola astrusa contenuta nella legge di Stabilità non si possa sforare il Patto non solo per l’emergenza ma per mettere in sicurezza il patrimonio italiano. Se fossimo burocrati diremmo no allo sforamento, ma siamo politici e diciamo invece che il Patto va applicato con flessibilità. Il governo italiano sta preparando un piano, ‘Casa Italia’, che deve essere posto fuori dal Patto di Stabilità”.
A proposito delle risorse europee, che chance dà al Molise il Patto firmato dal premier e dal governatore nell’ambito del Masterplan per il Sud?
“Grandi chance. È un impianto importante, positivo, un cambio di metodo. Il governo mette insieme risorse europee e nazionali attivabili e concorre con le Regioni ad un piano di sviluppo, un cambio epocale di fase. Bisogna privilegiare interventi di sistema, evitando la spesa per piccoli, micro interventi. Servono investimenti che permettano di superare le difficoltà dei territori: infrastrutture materiali e immateriali, innovazione, energia. Che si finanzi la sagra della frittata o della porchetta o la squadra di basket serve a fare clientele ma non allo sviluppo. E non possiamo più buttare i soldi che l’Europa ci assegna dando poi la colpa all’Europa della situazione in cui ci troviamo”.
Alla Festa dell’Unità di Agnone si è parlato di referendum, lei è per il Sì…
“Se si focalizza su quello che è il quesito referendario, non credo ci siano molti italiani che hanno dubbi. Pochi vogliono mille parlamentari che si passano la palla sulle leggi e rallentano il percorso normativo. Il governo ha fatto una riforma in linea con gli altri Paesi europei, una riforma che hanno tentato di fare mille volte in questi anni. Ora, a causa di motivi estranei al referendum si crea un fronte del No che fa perdere un’occasione al Paese e non a Renzi. Perché la tenuta del governo e la leadership di Renzi prescindono dall’esito del referendum. Si illude chi pensa di abbatterlo col referendum…”.
Quindi secondo lei non deve dimettersi da capo del governo se vince il No?
“Io sono convinto che il referendum lo vinciamo. Perché sulla scheda non c’è la scelta ‘Renzi sì Renzi no’. C’è, come dicevo prima, la scelta su mille parlamentari e sul bicameralismo che rallenta. E gli italiani diranno sì alla riforma. Ma se in teoria dovesse prevalere il No, Renzi non avrebbe alcun motivo per dimettersi da capo del governo”.

Un Commento

  1. Demetrio Colacci scrive:

    Sono d’accordissimo. Non è che ci si può dimettere ad ogni piè sospinto, ma di che cosa stiamo parlando?
    Poi vorrei vedere all’opera coloro i quali hanno governato il Paese per tanti anni, dunque hanno avuto più di un’occasione per cambiarlo, e cambiare procedimenti farraginosi, feudali che lo stanno paralizzando.
    Adesso si ergono a difensori di un non ben identificato purismo, ma prima dov’erano??
    Mi auguro che gli italiani aprano occhi ed orecchie, ed in primis i molisani, che spesso si pronunciano senza conoscere le questioni.
    Sono sicurissimo che vincerà il sì, ma nella malaugurata ipotesi vinca il no, sarà principalmente colpa di noi meridionali, attaccati ai privilegi e a sistemi bizantini molto più dei settentrionali. Questo è un dato di fatto, ed invito chiunque a smentirmi con dati alla mano.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.