Matteo Renzi è stato proclamato segretario del Partito democratico, dall’assemblea del Pd, che è composta da 449 donne e 551 uomini. Renzi conta 700 delegati, Andrea Orlando 212, Michele Emiliano 88.
«Oggi si rimette in gioco un’esperienza di popolo che non ha paura di ripartire e di ricominciare mettendo al centro le persone», ha detto l’ex presidente del Consiglio nel suo intervento ricordando: esattamente «cinque mesi fa mi dimisi da premier».
Del parlamentino dem fa parte un nutrito gruppo di dirigenti molisani. I renziani: Manuela Vigilante e Nicola Messere (eletti alle primarie del 30 aprile), il governatore Paolo Frattura e la segretaria regionale Micaela Fanelli di diritto e Mariateresa D’Achille è invitata permanente. Emiliano ha portato a Roma Giose Trivisonno e il senatore Roberto Ruta è stato indicato dai parlamentari nella quota del presidente della Regione pugliese. La mozione Orlando ha eletto Ombretta Pollice. Della direzione nazionale, in cui Renzi ha voluto riservare spazio consistente ai giovani, fanno parte Frattura e Fanelli e la deputata Laura Venittelli.
Su Facebook il commento di Fanelli e i suoi auguri di buon lavoro a Renzi: «L’assemblea mette al centro le parole lavoro, casa e mamme rilancia un partito più forte. Lavoreremo bene nella direzione del partito, io, Paolo e Laura. Buona l’idea dell’innesto di molti giovani. Il futuro è per e con loro!».
Ai lavori di ieri anche Giuseppe Libertucci, esponente della mozione Orlando. Che al termine ha ribadito i temi affrontati da Orlando nel suo intervento, a partire dalla «costruzione di una coalizione ampia che guardi ai temi della sinistra rifiutando ogni alleanza con pezzi del centrodestra». Orlando e i suoi hanno confermato la richiesta che nel partito vengano ascoltate le istanze di tutti e che sia fatta sintesi delle diverse posizioni politiche, oltre che di una legge elettorale che preveda un premio alla colazione e il superamento dei capilista bloccati.
Sulla legge elettorale, invece, Renzi ha detto: «È un capitolo fondamentale per la tenuta democratica del Paese ma sul quale il Pd non farà il capro espiatorio, non ci facciamo prendere in giro dagli altri partiti». Aggiungendo: «Con stima, riconoscenza, filiale amicizia e deferenza diciamo a Mattarella: la responsabilità di questo stallo sulla legge elettorale è di chi in Senato ha la maggioranza. Non saremo noi a farci inchiodare sulle responsabilità e dalle responsabilità» di chi «aveva promesso» che «le riforme sarebbero state fatte in sei mesi. Invece non sono riusciti a fare nemmeno la legge elettorale».

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