Alfano rompe con Renzi. Definitvamente? Lo diranno i prossimi giorni. Certo che la soglia del 5% imposta dal patto fra l’ex premier Pd, 5 Stelle e Forza Italia per Alternativa popolare è un ostacolo imponente.
Sul territorio, fresco di passaggio ufficiale, l’assessore regionale Pierpaolo Nagni prova a smussare gli angoli (e probabilmente a prevenire scenari apocalittici e ipotesi di divorzi imminenti dal renziano Frattura) e dice: la revisione del sistema elettorale, insieme a un’attualizzazione dei criteri di rappresentatività non è da demonizzare. E alla fine, di necessità virtù, il 5% che cancella le ambizioni dei cespugli può creare le condizioni per «un contenitore moderato, stabile, attuale, ben perimetrato e che veda al proprio interno le migliori esperienze centriste italiane».
Nagni guarda alla Francia e indica l’esempio di Macron. Indicano come «il desiderio di serenità e stabilità sociale renda comunque l’area popolare e moderata quella più garantista rispetto all’equilibrio e alla pace sociale, a discapito di movimenti estremisti, che ormai alzano l’asticella del volume del confronto, tralasciando i veri temi che toccano la società, favorendo aggressività, supponenza, prepotenza».
In Italia, con uno sforzo di mediazione e sintesi si potrebbero intercettare almeno alcune delle tante, oggi 16, sigle che gravitano attorno a quella che Nagni chiama «nuvola moderata, predeterminata, ma mai formalizzata con criterio».
L’artefice perfetto della mediazione, sostiene, è «il partito più caratterizzato del centro, meglio strutturato e supportato dalle varie rappresentanze istituzionali presenti sui vari territori» e che «sarebbe chiamato a lavorare sui due binari del nostro sistema elettorale. Sul primo, il maggioritario, che caratterizza le competizioni regionali, si andrebbe ad aderire in anticipo alle coalizioni, partecipando alle stesure dei programmi, alla composizione della coalizione stessa, al confronto con gli alleati; sul secondo, nel proporzionale in chiave nazionale, invece, la sfida sarebbe quella di lavorare a un proprio percorso, sulla base di un autonomo progetto politico, puntando a superare lo sbarramento che sarà previsto». Il 5%? «Sfida e trampolino di crescita in termini aggregativi e del consenso».
Si consola guardando al Molise, dove si dice sicuro di avere «un grande potenziale su cui lavorare, non ancora del tutto espresso e sintetizzato» e dove «un progetto di questo tipo troverebbe terreno fertile, ma c’è bisogno di coraggio per renderlo interessante e attrattivo, immaginandolo come soggetto carismatico, di forte rappresentanza e di partecipazione».
Difficile ma per Nagni ‘si può fare’, a patto di accantonare «l’autoreferenzialità e i personalismi che, seppur sconfitti, provano ad anteporre obiettivi individuali a quelli di gruppo».
Le ‘proiezioni’ del titolare dei Lavori pubblici sono assai ottimiste, parla di un progetto, quello della ‘casa comune’ dei moderati che «dalle nostre parti potrebbe assestarsi su percentuali a doppia cifra, cosa che significherebbe un posizionamento di rilievo nel quadro politico regionale».

Un Commento

  1. Achille Colapietra scrive:

    Con i disastri che ha commesso durante il suo mandato o, per meglio dire, con il nulla di fatto, ha persino il coraggio di rimettere piede nella competizione regionale? Abbiamo delle ferrovie che definire tali è offendere il concetto di ferrovia, situazione nei confronti della quale è stato sempre e solo a guardare, impassibile. UNA cosa era chiamato a fare: rimetterle a posto, rendendo il Molise una regione normale, che usciva dall’isolamento. Eppure non lo ha fatto. Adesso dobbiamo sorbirci anche le sue ricette politiche? Ma per cortesia!!!

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