Cosa c’entra la Regione con la produzione dei polli? E cosa c’entra con lo zucchero? Interrogativi che Enrico Colavita pone nel corso della conferenza stampa convocata per spiegare ai giornalisti il suo programma elettorale.
Picchia duro il candidato del Pd sul maggioritario al Senato quando dice che «Gam e Zuccherificio sono due pozzi senza fine per alimentare il clientelismo, un furto alla collettività perché le risorse pubbliche non vanno bruciate per gestire attività che non sono di competenza del pubblico».
La sua è una posizione filosofica. Lo Stato non deve sostituirsi al privato, ma garantire risorse e investimenti per realizzare le condizioni che permettano agli imprenditori di creare posti di lavoro.
Da Colavita, peraltro, arriva anche un attestato di stima forte nei confronti del lavoro svolto da Frattura «che – dice – ha fatto scelte impopolari, ma che servivano al Molise. Poi bisogna saperle spiegare bene».
Frattura segue con attenzione. Nella sede di piazza della Vittoria ci sono anche Venittelli e Fanelli.
Colavita gioca a tutto campo. Tocca argomenti disparati. Uniti da un filo conduttore: ridare dignità al Molise, valorizzandone le sue peculiarità.
L’imprenditore prestato alla politica annuncia che presto saranno al suo fianco il ministro Calenda «che conosco molto bene ed il mio amico Riccardo Illy, che ho conosciuto a New York».
Se potesse fare qualcosa per il Molise, nei primi 100 giorni di governo creerebbe «un’agenzia di persone competenti per attrarre investimenti e promuovere il territorio».
Usa spessissimo la parola giovani. Vuole essere una speranza per quei ragazzi che cercano occupazione. Con loro vorrebbe sviluppare il territorio. Propone un’indagine per «censire i molisani che sono fuori in Italia e all’estero per capire cosa fanno e di cosa hanno bisogno».
Ama il confronto. Dice di essere pronto ad ascoltare i grillini, mentre è lontano anni luce dalle posizioni di Matteo Salvini «perché è uno di quelli che tende a chiudersi, mentre il mondo va nella direzione opposta. È un non senso».
Punta sulla valorizzazione delle aree interne. Cita l’esempio di Castel del Giudice, dove c’è un’azienda meccanica che rappresenta un’eccellenza del settore e che produce benessere. Ritiene che ci siano «troppi capannoni abbandonati, in zone strategicamente favorevoli come la piana di Larino, dove non c’è più nulla, eppure le maggiori vie di comunicazione sono a due passi».
Vorrebbe un Molise più sicuro «perché la sicurezza attrae investimenti, minore burocrazia e una semplificazione amministrativa perché le imprese hanno bisogno di risposte immediate».
Infine le tasse. Difende l’operato del governo Renzi-Gentiloni «perché dal primo gennaio, dopo decenni, c’è stato un taglio delle imposte non indifferente: l’Ires dal 27 al 24%. Quasi un 15% di abbattimento, una cosa del genere non c’è mai stata».
Dice chiaramente di essere contrario alla flat tax che «aiuta chi ha un reddito importante, in Molise avrebbe un effetto molto diverso rispetto alla Lombardia» e invita «a puntare sulla decontribuzione e sull’abbattimento del cuneo fiscale per aiutare imprese e lavoratori».
pierluigi boragine

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.