I follow the Moskva down to Gorky Park listening to the wind of change… la colonna sonora la sceglie il governatore Donato Toma. Torna con gli Scorpions al 1989. E ad Andrea Greco urla assertivo citando quel wind of change: «Non sarò io ma qualcuno questo modo di fare amministrazione lo cambierà. Io ci sto provando seriamente. Lei e il suo gruppo ogni volta che c’è da fare qualcosa in concreto trovate sempre escamotage per cambiare. La surroga, ad esempio». È l’ora di pranzo e sta difendendo la scelta che giovedì ha operato sul filo, forse al di là del filo rispetto a qualsiasi precedente: azzeramento della giunta a pochi giorni dal voto sul bilancio, assessori che tornano consiglieri e possono blindare la sua manovra in Aula, i quattro surrogati Matteo, Romagnuolo, Scarabeo e Tedeschi che tornano a casa. Poco male se gli ultimi due fanno ricorso al Tar, Toma lo avrà di sicuro messo nel conto. Ma tira dritto.
Sono le 20 e la musica cambia. Indietro di 20 anni, il mitico 1969: ah l’amore questo folle sentimento che… Sì, l’intro è impossibile da non riconoscere. E si sente distintamente a Palazzo D’Aimmo: la musica suona io non la sento, la gente balla io non la vedo, la luce rossa la luce gialla, diventi bella sempre di più… Io mi sto innamorando di te.
A scanso di equivoci: il cambio di colonna sonora è una metafora giornalistica. E pure la scelta della canzone che parte da questo juke box di fantasia. Senza dimenticare che fra le sue prime dichiarazioni da presidente, Toma disse sì a Greco: disponibile a ragionare sulla cancellazione della surroga.
Sessanta sub emendamenti, il maxiemendamento di Toma e la sua maggioranza: tutto superato da un foglio bianco con poche righe: l’articolo 15 della legge 20/2017 è abrogato. Firmato Donato Toma e Andrea Greco. Ah l’amore questo folle sentimento che…
Da questo momento in poi il dibattito prende tutt’altra piega: resistono solo i due Pd e Michele Iorio. L’emendamento passa, la surroga voluta da Veneziale nella legge del centrosinistra cancellata da questa inedita e scompaginante ‘alleanza’ fra il leader dei 5s (che però convince quasi tutti i compagni di gruppo, solo Patrizia Manzo parla di «vittoria amara» mentre gli altri definiscono Toma «un uomo nuovo stasera») e il suo fin qui ‘acerrimo avversario’. Epocali le battaglie fra Toma e Greco, soprattutto sulla sanità. Che certo riprenderanno domani o già un’ora dopo l’idillio. Ma intanto il refrain della Formula 3 torna in mente.
Perché sull’atto di interpretazione autentica, proposto da Toma e che punta a blindare i due giorni di seduta e le votazioni effettuate rispetto a quanto sostenuto dagli avvocati di Scarabeo e Tedeschi davanti al Tar, i 5s si astengono. Non votano contro. Eppure in mattinata anche loro avevano sostenuto che bisognava aspettare il pronunciamento del tribunale amministrativo per evitare profili di illegittimità.
La seduta infatti era ripartita da dove si era interrotta il giorno prima. Nuova pregiudiziale, stavolta del capogruppo dem Micaela Fanelli. Dopo un lungo dibattito, è stata respinta.
La cancellazione della surroga, originariamente primo comma del maxiemendamento inviato da Palazzo Vitale lunedì alle 20 (a firma di Toma, Calenda, Romagnuolo, Cavaliere, Pallante, Di Baggio, D’Egidio, Niro e Di Lucente), si impone nel dibattito. È il segretario del Pd, Vittorino Facciolla, ad aggiungere sale. I battibecchi con il governatore cadenzano l’intera seduta. Facciolla rimarca fra l’altro lo sgarbo istituzionale ricevuto dalla maggioranza. «Vi abbiamo dato disco verde sulla legge di bilancio, abbiamo evitato di presentare emendamenti perché così avremmo messo a disposizione velocemente le risorse ma ci saremmo aspettati la stessa signorilità, consentendoci di approvare il documento senza emendamenti. Se avevate esigenze, quantomeno dovevamo essere messi nelle condizioni di interloquire». Il consigliere dem si riferisce al maxiemendamento. Le bordate sono solo all’inizio. « È inutile correre come matti per fare deliberazioni di atti amministrativi perché se interviene la sospensiva tutto sarà annullato, se non interviene sarà tutto valido. State tranquilli».
Sul banco degli imputati il maxiemendamento ma sono le dichiarazioni del presidente Toma a provocare una vera e propria deflagrazione in Aula. Il vento del cambiamento, dice Toma citando gli Scorpions. «Non sarò io ma qualcuno questo modo di fare amministrazione lo cambierà. Io ci sto provando seriamente – attacca Toma -. Lei e il suo gruppo – dice riferendosi a Greco e a M5s – ogni volta che c’è da fare qualcosa in concreto trovate sempre escamotage per cambiare. La surroga, ad esempio. I ministri del governo Conte vanno in aula a votare, lo scandalo degli assessori che dovrebbero avere diritto di voto io non lo vedo. Dovrebbe accollarselo il Pd, forse». Sposta il mirino il governatore, attacca a testa bassa Facciolla che sul discorso dei consorzi di bonifica aveva sollevato il caso nella seduta di lunedì. L’ex assessore aveva infatti chiesto attenzione alta sul trasferimento di liquidità ai Consorzi di bonifica anticipando anche una segnalazione alla Corte dei Conti. «Cosa ha fatto Facciolla in 5 anni?» si chiede Toma. E il segretario dem replica stizzito «Studia le leggi, spari cose che non conosci». Il faccia a faccia, in videoconferenza, si accende nei toni. «Se non si riesce a cambiare il sistema ci sono le dimissioni – dice Toma -, se non riesco a cambiare, io lo farò. Permetterò a Facciolla di fare il presidente, a Greco di riprovarci. Non c’è fretta, le partite si vincono al 90esimo: noi abbiamo riprogrammato 58 milioni su sei mesi, soldi che aveva lasciato l’amministrazione sostenuta da Fanelli e Facciola». Fondi sbloccati e recuperati «che ci arrivano dalle incapacità del passato. La Fanelli lo sa benissimo, gioca al gioco delle 5 carte. Ricordate i 750 milioni che furono sbandierati con un manifesto? 400 derivanti dalla programmazione precedente (Iorio e Vitagliano,ndr): fecero bene a recuperarli ma quei fondi non sono stati impiegati. Il patto per il Molise? Firmato nel 2016, programmazione relativa al periodo 2014-2020 e nel 2017 messi in cantiere i bandi. Noi in due anni stiamo facendo quello che altri hanno fatto in 4, 5 o 6 anni. Ho esaurito io tuti gli interventi – conclude Toma, riferendosi alle dichiarazioni in Aula -, gli assessori in questo momento avrebbero molto da dire ma non parlano perché sanno che la maggioranza deve essere granitica: se il Tar si pronuncerà diversamente non c’è problema ma ornai the wind of change is here: è arrivato, spazzerà via chiunque si oppone».
Passano le ore, si tiene la video udienza al Tar: Toma vince. E in mezz’ora convince i 5s.
Che, invece, rivendicano la vittoria: dal 2018, ricordano, abbiamo proposto di eliminare la surroga, «gioco perverso per il quale i consiglieri nominati assessori sono sostituiti dai primi dei non eletti nella stessa lista elettorale. In questo modo i componenti del Consiglio salgono da 21 a 26 con conseguente aggravio di costi: qualcosa come 3 milioni 700 mila euro in cinque anni. Da allora abbiamo proposto di eliminare la surroga in bilancio e attraverso atti in Consiglio regionale, ma più di una volta Toma e la maggioranza hanno risposto no, negando questi soldi ai molisani.
Oggi, però, questa battaglia è stata vinta durante la discussione sulla legge di stabilità. Ci saranno circa 800.000 euro ogni anno a disposizione dei cittadini molisani, soldi che potranno essere spesi per tutelare le fasce più deboli della popolazione». E concludono:« Toma ha deciso adesso di fare ciò che gli abbiamo sempre detto, solo per tornaconto politico, a proprio uso e consumo. Ecco perché questa è una vittoria dei molisani, non sua. Come la vera, sincera soddisfazione è la nostra e non la sua».
r.i.

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