Approvata – con il sì convinto e pieno della maggioranza, il no senza appello delle minoranze e l’astensione di Michele Iorio – la legge di stabilità regionale. Una seduta quella di ieri sulla quale ha continuato a pesare e non poco la vicenda politica che anima il dibattito da giorni: l’abrogazione dell’istituto della surroga, il siluramento dei 4 consiglieri regionali entrati al posto degli assessori ora dimissionari. Il dato di fatto è ormai storia: al termine di una giornata convulsa, martedì sera verso le 20, l’emendamento firmato dal presidente Toma e dal suo acerrimo nemico Andrea Greco con il quale, insieme e a sorpresa, hanno messo la pietra tombale – non senza polemiche – su quella parte della legge elettorale varata nella legislatura guidata da Paolo di Laura Frattura che consentiva ai primi dei non eletti di subentrare in consiglio al posto degli assessori. Ieri i lavori del consiglio regionale, partiti intorno a mezzogiorno, si sono concentranti su una decina di emendamenti, tutti presentati dal Movimento 5 Stelle e tutti bocciati. Una sola proposta è passata indenne al vaglio di Toma: l’emendamento 77 del consigliere Iorio che rifinanzia l’esodo dei lavoratori della formazione professionale. Somma già appostata, dichiara il governatore che condivide la proposta. Qualche scaramuccia politica si registra tra il sottosegretario Pallante e il capogruppo 5 stelle sulla proposta di eliminare, con legge, potenziali situazioni di conflitto di interesse che potrebbero interessare i professionisti consulenti del presidente Toma. Terreno scivoloso, insinua Pallante, perché capita anche a voi. E così l’esempio dell’ultimo minuto: il caso di Lucia Calvosa, consigliera del CdA del quotidiano di Travaglio, nominata alla presidenza dell’Eni. Prima bordata, assestata e incassata. Gli emendamenti si assottigliano nel numero: molti quelli ritirati dal Movimento, la maggior parte dedicati al tema caro alle corde dei pentastellati, il taglio delle indennità e dei costi della politica. Non passa l’istituzione di un fondo di solidarietà per le microimprese con la richiesta di implementare il Microcredito Covid 19: Toma ricorda che il rifinanziamento è già nell’agenda politica del governo regionale visto che sono in corso le verifiche delle somme da recuperare. «Tutti noi dipendiamo dal benessere delle imprese, ma se io potessi disporre di 300milioni di euro non li apposterei su imprese e famiglie?» la domanda retorica che chiude la questione. Sul taglio proporzionale alle indennità di consiglieri e dei presidenti del consiglio e della giunta è dedicato un altro emendamento 5 Stelle: la rimodulazione delle ‘buste paga’ per un tempo determinato al fine di contribuire alle misure per fronteggiare l’emergenza Covid, scatena la bagarre. Il Pd puntualizza: il partito sta ragionando di sussidiarietà a livello nazionale, spiega Fanelli. Poi tocca a Vittorino Facciolla che puntualizza. «Mi convince il prelievo, siamo in una fase storica in cui ognuno deve fare la propria parte, ivi compresi noi che non siamo ‘categoria protetta’. Sarebbe assai significativo che lo facesse il consiglio ma questo non doveva essere tema da portare in Aula: è una discussione che si presta a strumentalizzazioni. Una vicenda che si doveva gestire nel chiuso dell’ufficio di presidenza». In effetti la proposta era stata avanzata, proprio in quella sede, il 31 marzo dalla vicepresidente Manzo. Il tema, poi, è diventato oggetto dell’emendamento. Ed è Toma a mettere all’angolo il capogruppo 5s. «Sono in grave imbarazzo per questa proposta, me la sarei aspettata fuori da qui, nell’anonimato e in silenzio. La vera carità è senza ostentazione – rintuzza Toma -: ne stiamo discutendo in maggioranza – ammette il presidente – ma io dico sì alla solidarietà e no a questo emendamento. Nessuna operazione elettorale, sia chiaro: dico sì a quanto stiamo facendo con la maggioranza ma io contribuirò ma non voglio comparire. So che qualcuno metterà in rete i video, dirà quello che ha fatto e quello che noi non abbiamo fatto ma ognuno è responsabile della propria coscienza. Io vivo a Sant’Antonio Abate – ricorda all’Aula-, un quartiere popolare, sono un sant’antandunar. Ci sono famiglie indigenti ma non si sa e non si deve sapere come io indirizzo la mia solidarietà». Finisce con la bocciatura dell’emendamento, una durissima reprimenda andata in onda in streaming e la fine della luna di miele, durata meno di 24 ore, tra il presidente Toma e il suo acerrimo nemico Greco.

red.pol

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