In base all’articolo 44 del decreto 134 del 2019, 138 milioni di fondi comunitari assegnati al Molise rischiavano di tornare al governo nazionale.
Con l’accordo siglato ieri dal presidente Toma con il ministro della Coesione Provenzano, invece, restano nella disponibilità della Regione che ha tempo fino al 31 dicembre 2021 per impegnarli con obbligazioni giuridicamente vincolanti. E una delibera di giunta, approvata lunedì in vista del negoziato col governo, definisce in dettaglio la loro utilizzazione per il sostegno della ripresa post Covid. Dopo l’ok al piano di rafforzamento della rete ospedaliera incentrato sul Cardarelli, dopo il no alla mozione di sfiducia, per il capo di Palazzo Vitale un altro risultato messo a segno. «È stato un mese magico. Abbiamo portato a casa – commenta – diversi risultati molto importanti, diversi gol per il Molise». Con questa riprogrammazione, prosegue Toma, «assicuriamo al territorio molisano 138 milioni di investimenti anche su spese correnti per il post Covid».
L’accordo è maturato nell’ambito del rapporto fra governo e Regioni che ha visto queste ultime partecipare al sostegno finanziario dell’emergenza Covid ognuna con una quota parte dei fondi Por. Il Molise ha ‘prestato’ a Palazzo Chigi 20 milioni, che verranno rendicontati all’Ue come spesi per il Covid. È stato questo il presupposto dell’accordo sulla riprogrammazione.
All’interno del bottino da 138 milioni, ce ne sono 50 per progetti a valere sul Por ancora non rendicontati e 88 di risorse Fsc rimodulate in funzione dell’emergenza. Quindi: 8 milioni per soddisfare le esigenze di trasporto pubblico alla riapertura delle scuole in presenza, 25 milioni destinati alla ripresa delle Pmi (che si aggiungono ai 30 già inseriti nel piano da 57,8 milioni che è stato validato da Bruxelles e dal governo), 10 milioni per il sostegno all’occupazione e alle fasce più deboli. E, ancora, 9 milioni e mezzo per le società e gli enti di promozione turistica, sportiva, culturale, sociale e religiosa. Altri 10 sono destinati al sostegno delle attività didattiche, anche di formazione professionale e universitaria, in relazione alle esigenze emergenziali e/o post Covid, altri 20 a favorire la ripresa delle filiere produttive regionali. Un milione per la digitalizzazione dei servizi ai cittadini e 5 per gli interventi emergenziali anche di natura sanitaria connessi alle ordinanze di protezione civile. «Ci stiamo muovendo in maniera vertiginosa e può capitare quindi che si salti qualche passaggio politico. Quando tutto sarà terminato, chiederò anche scusa di questo, ma per il momento dobbiamo agire in fretta», chiosa Toma.
A proposito della digitalizzazione, Toma anticipa l’intenzione di farne oggetto di una delega ad hoc che sarà assegnata a uno dei consiglieri. «Le sto affinando e conto di chiudere il quadro entro il mese di luglio. In massima parte ho stabilito a chi andranno, ho solo qualche sovrapposizione su cui lavorare. Stiamo ricreando l’armonia in maggioranza», assicura poi. Tra le materie più ambite, le attività produttive sottratte a Cotugno. «È una delega che ho trattenuto perché – smorza la polemica – voglio articolarla meglio».
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