Il decreto di revoca per Marone e nomina contestuale di Calenda viene pubblicato all’albo pretorio intorno alle 13. Poco più di 24 ore dopo la presentazione in Consiglio della mozione di sfiducia firmata pure dalla neo assessora tornata sui suoi passi quasi immediatamente ed entrata in giunta. Tutto in uno scampolo di giornata: cotto e mangiato.
Filomena Calenda prende il posto di Michele Marone, sanando così l’antico strappo (la Lega indicò l’esterno Mazzuto e poi ancora l’esterno Marone invece che una delle due elette, Calenda e Romagnuolo, poi espulse dal Carroccio). E curerà esattamente le stesse deleghe che erano attribuite a lui: lavoro, politiche sociali, terzo settore e immigrazione.
Modifica chirurgica, proposta dalla maggioranza – si apprende nel day after – con un documento pronto, pure questo in un lampo, che è stato poi sottoposto al governatore. Appena dopo il fattaccio, 11 firme sotto la sfiducia, la maggioranza pare si sia riunita. Iorio e Aida Romagnuolo sembra non siano stati chiamati. Calenda invece sì. È lei stessa a collegare il ripensamento a «un proficuo confronto con i componenti della maggioranza e della giunta regionale» in cui rispetto «alle criticità sollevate negli ultimi mesi» ha «ricevuto chiarimenti e rassicurazioni su un nuovo impulso all’attività di governo, a tutela dei superiori interessi dei molisani». Lo ha scritto nella nota con cui ha comunicato al presidente del Consiglio Salvatore Micone che la sua firma in calce alla mozione, tramontata prima di essere discussa, deve considerarsi come non apposta.
Il suo ingresso in giunta ha effetti diretti sulla composizione dell’ufficio di presidenza del Consiglio: nuovo vice sarà, secondo l’accordo di maggioranza, Di Lucente.
Il patto di legislatura, quindi, probabilmente recepisce le critiche che a vario titolo sono venute in questi mesi dai banchi della maggioranza, anche dallo scranno di Micone per esempio, alla gestione dell’emergenza pandemica. Eliminato il bersaglio principale del centrodestra, l’ex commissario Giustini, i riflettori ora si appuntano sicuramente sulle seconde file dell’Asrem. Iorio, Calenda e Romagnuolo avevano puntato direttamente sui vertici dell’azienda, ma non si sa quanto il chiarimento abbia inciso su questa sua posizione. Le prossime settimane lo diranno. Nelle prossime settimane ci sarà anche un interlocutore nuovo, il successore di Giustini. Che anche la Lega ha voluto esterno pure stavolta.

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