Disperato, nella voce l’accenno di rabbia più che comprensibile in un malato oncologico costretto a fare la spola fra il Gemelli e il Cardarelli senza concludere nulla, la sua chiamata arriva nel primo pomeriggio. «Cosa devo fare? Ditemelo voi…». È la prima di un numero di chiamate simili che è già elevato per essere il primo giorno in cui si sa che il centro guidato da Stefano Petracca non potrà più prescrivere la radioterapia e che dovrà provvedere l’oncologia dell’ospedale pubblico.
Il ritiro dei ricettari da parte della Regione è stato già avviato. Il commissario della sanità Toma e il sub Papa hanno dato ieri mattina precise disposizioni in tal senso alla dg Salute. Lo ha detto lo stesso governatore in apertura dei lavori del Consiglio. In quei minuti, il paziente che più tardi chiamerà Primo Piano per raccontare i disagi stava ritirando al Gemelli il risultato della Pet, da cui la dottoressa che lo ha in cura non ha potuto che concludere che c’è bisogno di ulteriori trattamenti. Ma la clinica già da ieri ha fermato le prescrizioni. Quindi l’uomo si è recato al Cardarelli dove nessuno ha saputo dirgli cosa fare. Perché nessuno, evidentemente, dall’Asrem ha dato indicazioni.
È quasi disperato anche il proprietario di Gemelli Molise Spa, Petracca. Sulla radioterapia la struttura commissariale ha avviato una battaglia relativa al controllo dell’appropriatezza delle prestazioni erogate finora che porterà quasi sicuramente alla riduzione del budget. Almeno questo è al momento l’intento di Toma in base a una relazione dell’Agenas. «I nostri crediti verso la Regione sono pari a 38 milioni, ci sono otto milioni non pagati nel solo 2020. E ci sono 470 famiglie che rischiano di non prendere lo stipendio», dice molto chiaramente il fondatore di Responsible. Che a marzo di un anno fa ha acquistato il 90% delle azioni di Gemelli e a luglio ha già effettuato una ricapitalizzazione pari a dieci milioni.
Ma perché il centro privato convenzionato non può prescrivere la radioterapia, pur essendo l’unico ospedale a effettuarla in Molise? «Abbiamo chiesto un parere e il ministero della Salute ha chiarito che le strutture private che non sono policlinici universitari o Irccs non possono prescrivere prestazioni. Per questo motivo il Gemelli Molise non può fare prescrizioni su ricettario, nello specifico per la radioterapia. Nulla cambia per i malati oncologici: i tempi sono già prescritti dalla normativa così come le urgenze», ha detto Toma a Palazzo D’Aimmo. Sottolineando ancora una volta che «non è un’iniziativa commissariale ma un dovere che deriva, come detto, dal parere del ministero della Salute».
Cosa dice questo parere? Quattro pagine, elaborate dall’ufficio legislativo del dicastero, in cui si ripercorre la normativa in materia. Usando i verbi al condizionale. «In base al disposto del richiamato articolo 50, commi 2 e 4, del decreto legge 269/2003, ove non sia possibile qualificare la struttura odierna come policlinico universitario, il quesito posto andrebbe risolto in senso negativo». Andrebbe, appunto.
Perché lo stesso parere a firma del capo dell’ufficio legislativo, che Primo Piano ha avuto modo di visionare, dopo aver richiamato e riprodotto una sentenza del Consiglio di Stato su un regolamento della Regione Puglia, aggiunge che «in assenza di presidi pubblici o equiparati che eroghino trattamenti di radioterapia nella regione Molise, il compito prescrittivo degli stessi potrebbe essere demandato ai medici di medicina generale su indicazione del personale afferente al Gemelli Molise, unico polo accreditato».
E ancora «nell’ipotesi in cui il personale della struttura in questione possa essere ricondotto nel novero del personale medico universitario afferente ai policlinici universitari (il primario Deodato è professore associato della Cattolica, ndr), in base alla valutazione e autorizzazione di competenza della Regione, non sembrano sussistere elementi ostativi all’utilizzo dei ricettari (…)».
Infine, l’Agenas ha segnalato le soluzioni già adottate in Lombardia e Veneto che hanno «esteso eccezionalmente e limitatamente ad alcune prestazioni l’abilitazione all’utilizzo dei ricettari in questione ai medici delle strutture private accreditate e a contratto con il Ssr (…) per specifici percorsi diagnostico terapeutici».
Massimo Lasalvia, capo del legislativo del ministero della Salute, ha indicato tre strade. Nessuna, nel suo parere, indica il Cardarelli.

ppm

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