Dai tempi di attesa al caos ticket: il rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016, presentato ieri da Cittadinanzattiva è l’ennesima conferma che il sistema sanitario nazionale è diviso a metà.
Al Sud si concentrano le Regioni con più problemi e criticità, anche se non mancano eccezioni positive, mentre ci sono Regioni del Nord che faticano più del passato.
Le liste d’attesa più lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 giorni rispetto al 2014), ossia quasi quattro mesi in media, passando dagli 89 del Nord-Ovest ai 142 di Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6), con punte di 109 al Centro e un minimo di 50 al Nord-Est; la visita oculistica con 87 giorni (+18 rispetto al 2014). Anche dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti sulle liste di attesa.
Per quanto riguarda i tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche e specialistiche in caso di sospetto tumore, i dati del monitoraggio delle strutture oncologiche di Cittadinanzattiva evidenziano che al Nord l’80% delle persone in condizione di urgenza accede entro le 72 ore stabilite, rispetto al 72% del Centro e al 77% del Sud. Più brevi i tempi per l’intervento dopo la diagnosi: al Nord il 100% dei cittadini accede entro 60 giorni, al Centro l’88% e al Sud il 77%. Nota dolente la possibilità di sottoporsi alla radio e alla chemioterapia, che al Centro e al Sud viene garantita entro 30 giorni solo nell’84% e nell’86% delle strutture.
L’importo del ticket, poi, cambia di regione in regione: ad esempio, per una visita specialistica si passa dai 16,5 euro delle Marche ai 29 del Friuli Venezia Giulia, per l’analisi dell’ormone della tiroide (Tsh) si passa dai 5,46 della Liguria ai 13,22 della Sardegna. Per quanto riguarda il superticket sulla ricetta, solo Basilicata, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano non lo applicano; in 8 regioni (Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) si pagano 10 euro in più su ogni ricetta, mentre le altre adottano misure alternative alla quota fissa.
Il tempo ritenuto accettabile per un soccorso efficace degli operatori sanitari è compreso entro i 18 minuti. Nel nostro Paese, emerge sempre dal report, si oscilla dalle punte minime di Liguria (13 minuti), Lombardia (14 minuti), Lazio (15 minuti), Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte, all’opposto di Sardegna (23 minuti), Calabria e Molise (22 minuti), ma soprattutto della Basilicata (27 minuti).
Capitolo vaccini, infine. Su nessuna vaccinazione dell’infanzia l’Italia raggiunge in tutte le regioni la copertura raccomandata del 95%. Nemmeno sulle quattro obbligatorie da anni, cioè polio, difterite, tetano ed epatite B, dove si passa dai numeri virtuosi di Abruzzo, Molise e Basilicata (copertura superiore al 97%), di Calabria e Sardegna (oltre al 95%), ai livelli più bassi del Friuli Venezia Giulia (89%) e della Provincia autonoma di Bolzano (85%).
Per quanto riguarda morbillo-parotite-rosolia, la copertura media si attesta all’87%: al di sopra ci sono Lombardia (>93%), Piemonte (>91%), Sardegna e Basilicata (oltre il 90%). I livelli più bassi si registrano nella Provincia autonoma di Bolzano (>67%) e in Molise (73,51%).
Non va meglio, secondo il report, sul fronte degli screening oncologici. La Corte dei conti certifica che, ad eccezione di Abruzzo, Molise e Piemonte che raggiungono la soglia minima per la quota di residenti che hanno aderito ai programmi regionali, le altre in piano di rientro sono ben al di sotto: Calabria, Puglia, Campania e Sicilia, Lazio.

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