La preoccupazione è fondata, ammette il commissario della sanità Angelo Giustini. Con i numeri di oggi, ci sono reparti negli ospedali molisani che non reggeranno per esempio all’afflusso di turisti sulla costa ma pure al lavoro di routine. Perché non si può andare avanti con le prestazioni aggiuntive all’infinito. «Stiamo percorrendo ogni strada possibile per rimediare. Dal richiamare i medici pensionati, misura per la quale abbiamo fatto da apripista ma ci siamo dovuti fermare in attesa del parere ministeriale, ad altre forme di contrattualizzazione. Ci vuole responsabilità – è l’appello del generale – Io e la mia vice siamo costantemente presenti e disponibili. Anche Roma deve fare la sua parte».
Senza l’ok dei Ministeri coinvolti, infatti, il Molise non può richiamare in corsia i pensionati. Mentre Veneto, Friuli e Piemonte (che lo ha deciso pochissimi giorni fa con delibera di giunta) lo hanno fatto. La procedura avviata dall’Asrem su autorizzazione del commissario è stata poi bloccata per i rilievi giunti dalla Capitale, serve il parere della Funzione pubblica. Che però ancora non arriva. Agli avvisi banditi da via Petrella per incarichi libero professionali estesi al personale andato in quiescenza (fra gli altri per Ginecologia, Pediatria e Ortopedia) alcuni medici in pensione avevano risposto. Ma l’azienda non ha potuto tenere in considerazione le loro domande.
Ora sul tavolo di Giustini e su quello del sub commissario Ida Grossi c’è la richiesta dell’Asrem per avviare procedure di esternalizzazione: chiedere a società private la fornitura di ore da parte di medici e tamponare l’emergenza che si è venuta a creare. Una condizione che il direttore dell’azienda sanitaria Gennaro Sosto ha sintetizzato nell’intervista pubblicata ieri da Primo Piano. Poter utilizzare cinque medici dove ne sarebbero necessari dieci, le carenze maggiori sono di questa portata, significa che chi opera in corsia fa molte più ore delle 38 istituzionali. Ore magari retribuite, perché in prestazione aggiuntiva. Ma non sha quasi più una vita e le sue prestazioni – è naturale e umano – ne risentono. «Questo stato di cose – così Sosto – non fa l’interesse dei pazienti, così si corre il rischio di non garantire la tutela della salute». È facile intuire che, se tutto resta com’è, alternative a una ulteriore riorganizzazione (leggi chiusura dei reparti che non garantiscono le condizioni di sicurezza) – in attesa di portare a compimento soluzioni strutturali che però richiedono tempo – non ve ne sono.
Per Giustini le valutazioni dell’Asrem sono «giuste, la situazione è molto delicata. Lungi da me voler creare allarmismo, però delle richieste urgentissime del Molise i Ministeri devono tener conto». Le carenze continue nei reparti somigliano, dice, a un bollettino di guerra. Né si può interrompere un pubblico servizio costituzionalmente garantito come quello della salute. Della mancata risposta «qualcuno poi dovrebbe assumersi la responsabilità».
Intanto, assicura, «lunedì solleciteremo ancora il parere sui pensionati e chiederemo riscontro alla richiesta di autorizzazione a rivolgersi a società esterne». La sua è proprio questo, una chiamata alla responsabilità ai Ministeri dell’Economia e della Salute che hanno nominato lui e Grossi. «Noi facciamo da collegamento. Siamo sempre presenti, a volte andiamo anche oltre il nostro mandato. Ma anche Roma deve fare la sua parte».
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