I ricavi sono rimasti gli stessi e poco significative sono alcune variazioni nei costi rispetto all’esposizione totale di 109 milioni: nel conto economico 2019 dell’Asrem si legge ad esempio che l’azienda ha acquistato 8,5 milioni in più di beni sanitari. Un incremento di spesa certo, ma che nel sentire comune – e se si segue la logica – è un costo che ‘deve’ tendere ad aumentare. Se, solo per fare un esempio, significa il costo del leasing di tre Tac e di una risonanza magnetica. È di 3,3 milioni, inoltre, l’aumento dell’acquisto di servizi sanitari (la medicina di base, la farmaceutica e l’assistenza riabilitativa). In questa voce si nota anche che è sceso, di un milione e mezzo, il peso dell’assistenza ospedaliera.
‘Segno più’ davanti alla voce servizi non sanitari (per 4,3 milioni). Mentre, pur a fronte di 354 assunzioni a tempo indeterminato contro le 91 del 2018, il costo del personale ha registrato una contrazione di 5 milioni. In alcuni casi più, in alcuni casi meno: la gestione caratteristica che emerge dal conto economico è in massima parte in linea con quella dell’anno precedente. Le cose cambiano, radicalmente, per quanto riguarda i trasferimenti ricevuti e negli ammortamenti per rischi.
Sono queste le due principali cause del deficit: rispettivamente 63,5 milioni di mancati finanziamenti e poco meno di 40 iscritti fra le perdite per il debito delle ex Asl con l’Inps. Cercare le cause del gravissimo scostamento fra i costi della gestione, elementi su cui il management di un’azienda sanitaria può incidere (anche se siamo al minimo sindacale e c’è poco da limare oltre, come ha fatto capire il direttore generale nelle sue dichiarazioni di ieri su queste colonne) e incide, sarebbe mero esercizio. Su 109 milioni di deficit, lo dice chiaro il primo capitolo della relazione al consuntivo, 5 sono ascrivibili a scelte delle due governance che, come ha ripercorso il neo direttore Florenzano (arrivato a fine febbraio 2020), si sono avvicendate alla guida dell’Asrem (l’ex dg Sosto fino a fine agosto, poi il suo direttore sanitario Lucchetti e da inizio novembre il commissario straordinario Scafarto). Per un’azienda che eroga servizi di salute, quasi fisiologico. A voler essere ‘ragionieri’, un peccato veniale.
Voce mancati trasferimenti. L’azienda di via Petrella ha potuto contare su 17,7 milioni in meno di quota del fondo sanitario che viene trasferita dalla struttura diretta dalla dg Salute Gallo. Ed è «creditrice della Regione Molise (Gsa e Bilancio regionale) a diverso titolo di ingenti somme», spiega sempre la relazione del dg approvata con la delibera del 30 giugno scorso. Non solo sono stati decurtati quasi 20 milioni per il 2019, ma l’Asrem lo ha saputo nel 2020 dopo aver fatto legittimo affidamento su una cifra più alta, comunicata con le linee guida per la redazione del preventivo a fine 2018 e confermata successivamente. A dicembre il commissario Scafarto approva il documento di previsione, il 13 gennaio riceve una nota che comunica la modifica della quota di fondo destinata a via Petrella, modifica decisa con un decreto commissariale che però nell’apposita sezione del sito della Regione: ci sono il numero 12 e il numero 14, curiosamente il numero 13/2020 del 18 febbraio 2020 non c’è.
L’altro macigno. Ci sono poi i 39,6 milioni accantonati per pagare il debito con l’Inps: obbligo non rinviabile dopo la sentenza definitiva della Cassazione emessa a luglio 2019.
Se la fotografia scattata dalla relazione di Florenzano – peraltro persona ‘terza’ rispetto a tutti i manager che in questa vicenda hanno giocato un ruolo – è giusta e se la lettura giornalistica della foto non è troppo superficiale, c’è poco da girarci intorno. A meno di accadimenti che fin qui non sono emersi, qualcuno dovrebbe spiegare i motivi della riduzione dei trasferimenti, rispetto al 2018, da parte della Regione (gestione commissariale) alla sua unica Asl: magari scopriremmo che era impossibile fare diversamente perché ad Asrem non toccavano (?). O perché con quel che riceve da Roma la Regione e quindi la Gsa della direzione Salute non riescono a fare tutto. E allora ha ragione chi dice che al Molise servono più soldi per erogare sanità. Ancora, invece, potremmo arrivare a capire che il cortocircuito che si è generato da quando entrambi i commissari sono esterni e il conflitto di competenze (o i sussurrati conflitti di più basso lignaggio) che spesso si risolve in incertezza e ritardi nelle decisioni costano decine e decine di milioni l’anno. Ai molisani, naturalmente. Effetto collaterale, da non sottovalutare: come un colpo di vento che porta via tutto, sono stati polverizzati tre anni di difficile risanamento. La strada per portarlo a sistema non era quella imboccata ultimamente. Come l’ennesimo verbale del tavolo tecnico, quello del 18 maggio, certifica per la quarta volta consecutiva. Ieri, conseguenza automatica, l’Agenzia delle Entrate ha comunicato che anche per il 2020 scatta l’aumento al massimo di Irpef e Irap.

rita iacobucci

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