Sergio è un infermiere: positivo al tampone molecolare Covid il 24 febbraio scorso, dal 2 marzo si è dovuto ricoverare al Cardarelli.
Lì è nata l’amicizia con Fernando, un vigile del fuoco. Entrambi assistiti dal 5 marzo nel reparto al quinto piano. «Assistenza professionale e umanità da parte del personale che non si può minimamente quantificare – dicono dopo le dimissioni avvenute domenica – Sono persone eccezionali e a loro va il nostro grazie».
Nella lettera fatta giungere in redazione Sergio racconta che fino al 2 marzo è stato trattato con farmaci e ossigeno a casa, il 2 marzo però è stato necessario il ricovero. Trasportato dal 118 al pronto soccorso del Cardarelli, subito visitato e trattato con medicinali e terapia ventilata forzata. «Ero molto impaurito ma sapevo di essere in ospedale», aggiunge. Il pomeriggio è stato spostato nel reparto Covid al piano terra, nella stessa camera c’era Fernando. «Anche se i lettini erano scomodissimi, era piacevole e rassicurante stare lì, ci sentivamo al sicuro io e Fernando ricevendo un’assistenza professionale ottima e dal punto di vista umano eccellente. Ci siamo fatti coraggio a vicenda sapendo la gravità del Covid».
Il 5 marzo l’infermiere e il vigile del fuoco sono stati trasferiti al quinto piano. «Siamo stati messi nella stessa stanza. Sempre terapia farmacologica e ventilazione forzata con maschera reserwoire, compensavamo bene. Il personale del quinto piano ci ha rassicurato per tutto il periodo di ricovero in modo eccellente e professionale».
Insieme nel percorso di cura, insieme sono tornati a casa dalle loro famiglie. Anche la madre di Sergio, fra l’altro, era ricoverata al quinto piano quando era ricoverato pure lui ma poi è stata trasferita per complicanze in rianimazione al San Filippo Neri.

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