A pochi metri il sindaco di Napoli racconta il ‘miracolo’ del riscatto della città conquistato grazie alla cultura. Nella Sala della Costituzione, Domenico Iannacone non trattiene le lacrime rivedendosi quasi dieci anni fa mentre entrava nella ‘Casa dei puffi’. Scampia, inferno senza redenzione. Icona di una Napoli che ha provocato attrazione e repulsione allo stesso tempo: il grigio perenne contro i mille colori.
Premio Rotary a lui – giornalista orgogliosamente molisano che oggi è riferimento e narratore della realtà secondo una sua personale cifra stilistica – come a Gaetano Scardocchia nella prima edizione del 1990. Brevissimo il commento del presidente del Club Rotary di Campobasso Piacentino. Che vuole lasciare spazio al premiato e alle immagini delle sue inchieste. Il motivo, quindi, per cui il riconoscimento è stato assegnato a lui. Allo stile Iannacone.
Quell’inchiesta a Scampia ha cambiato il suo percorso di giornalista, lo ha orientato. In fondo però a quella esperienza Iannacone è arrivato seguendo fedelmente se stesso. Lavorava a Ballarò, nel 2008 quel viaggio fra i dannati. Poi arriveranno i suoi dieci comandamenti.
Un asilo mai entrato in funzione, la Casa dei puffi: una sorta di oltretomba, lì si spaccia e ci si droga. Intorno tutti guardano e sanno, come in Gomorra nessuna presenza istituzionale. Tranne l’ambulanza. Microfono in mano, cameraman dietro a rassicurare: non inquadriamo. Siringhe, sangue. Voci e volti allucinati: noi purtroppo abbiamo il problema. L’anticamera della morte. Era appena nata sua figlia quando lo girò. Gli si fece incontro una madre disperata, in braccio la sua piccola creatura. Lui la annusò. «I bambini hanno tutti lo stesso odore, aveva l’odore di mia figlia». Il ricordo di quella esperienza è tattile e olfattivo per il cronista di Torella del Sannio (e per metà di Frosolone). L’altro odore che gli è rimasto è quello della Casa dei puffi, «lo stesso di una macelleria». Il sangue, la morte.
Ascoltandolo, nell’intervista condotta dal suo collega e amico Enzo Luongo, vengono in mente domande. Una su tutte: quella Napoli adesso dov’è? Com’è? Come prima, migliorata o peggiore? Domande al sistema dell’informazione, prima che alle istituzioni.
«Premi in Molise ne ho ricevuti pochi», dice all’inizio della chiacchierata Iannacone ringraziando il Rotary. In effetti il Molise premia poco chi emerge. È un dato di fatto.

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