È durata poco la fuga dell’autore della rapina nella farmacia comunale di via Calabria. Gli agenti di via Tiberio lo hanno arrestato qualche ora dopo il colpo messo a segno domenica pomeriggio intorno alle 16. Si tratta di un 26enne (M.M. le sue iniziali) di Campobasso, ma da anni residente a Ripalimosani con problemi di tossicodipendenza. E proprio l’astinenza dalla droga lo ha spinto ad entrare a volto coperto, minacciare la farmacista con un coltello e portare via circa 500 euro dalla cassa, come ha spiegato ieri in conferenza stampa il capo della Squadra Mobile Raffaele Iasi. Il giovane, un cliente abituale della farmacia, ha fatto il suo primo ingresso intorno alle 13 di domenica, con il volto scoperto e in compagnia di un altro amico, sempre tossicodipendente. Una sorta di sopralluogo per testare la ‘fattibilità’ del colpo. Ma a quell’ora all’interno della farmacia c’erano alcuni clienti, e dunque il tentativo è ‘saltato’. I due hanno poi provato ad acquistare delle siringhe, ma non avevano i soldi necessari per pagarle. «Questi vogliono arricchirsi sulle nostre spalle, gliela faremo pagare»: la frase sibillina registrata all’uscita dalle telecamere di videosorveglianza che ha anticipato il colpo. Alle 16, infatti, il 26enne è tornato in via Calabria, stavolta da solo, con il volto coperto da un passamontagna e armato di coltello (con una lama da 5 centimetri). Il sistema di videosorveglianza ha ripreso tutta la scena. Il 26enne si è fiondato sulla cassa scavalcando il bancone. La dottoressa (che in quel momento era al telefono con un cliente), capendo il pericolo, è scappata fuori dalla farmacia. Il giovane in un primo momento ha tentato di inseguirla, poi è tornato indietro e ha preso i soldi in cassa, circa 500 euro. Nel frattempo la farmacista in preda al panico ha iniziato a gridare nella speranza di attirare l’attenzione dei residenti delle palazzine circostanti. «Ma residenti si sono affacciati alle finestre – evidenzia Iasi con un pizzico di amarezza – e sono tornati alle loro faccende come se nulla fosse. Solo uno ha allertato il 113». Nel parcheggio il giovane è salito in sella al suo scooter ed ha tentato di inseguire nuovamente la dottoressa, che ha però memorizzato parte della targa ed alcuni elementi ‘anomali’ del mezzo. Particolari che poco dopo, all’arrivo della Volante, si sono rivelati decisivi ai fini dell’indagine. I poliziotti hanno infatti ‘riconosciuto’ quello scooter. Lo avevano già visto lo scorso 27 aprile quando hanno perquisitola sua abitazione, perché, secondo gli inquirenti, il 26enne è anche l’autore del furto dell’Aci di via Piave.
Raccolti gli elementi e visionato i filmati delle telecamere gli agenti hanno raggiunto l’abitazione del giovane e, grazie all’aiuto della famiglia che uno stratagemma lo hanno convito a tornare a casa, lo hanno fermato. Il ragazzo però (che poco prima ha abbandonato lo scooter in una campagna vicina) ha subito mostrato segni di insofferenza, e ha tentato di resistere all’arresto. Una volta dentro l’auto della polizia, senza che gli agenti lo accusassero del colpo, l’autogol, un’altra frase lo tradisce: «Io con la rapina della farmacia non c’entro nulla, la dottoressa mi conosce bene».
Il ragazzo si trova ora rinchiuso nel carcere di via Cavour in attesa dell’udienza di convalida degli arresti che dovrebbe essere fissata nella giornata di domani. L’accusa è pesante: rapina aggravata. «Ha minacciato una donna con un coltello – ha spiegato Iasi – ha commesso il furto per futili motivi, la droga appunto, ha coperto il volto con un passamontagna, e soprattutto ci troviamo di fronte ad un incaricato di pubblico servizio (la farmacista), dunque è come se avesse minacciato un pubblico ufficiale. Tutte aggravanti che potrebbero far inasprire la condanna, che in questi casi non è inferiore a 4 anni».
Si tratta solo dell’ultimo caso di rapina, o reati in genere, commesso da giovani tossicodipendenti, «un problema serio – ha puntualizzato il capo della Mobile – che coinvolge soprattutto minorenni che fanno uso direttamente di eroina, senza ‘passare’ per le droghe leggere. Abbiamo avuto decine di segnalazioni da madri disperate che per rispondere alle insistenti richieste di denaro dei figli hanno venduto oro e preziosi. In un caso, sotto continue minacce, hanno addirittura venduto mezzi e attrezzi agricoli».
Ma un modo per evitare e prevenire questo genere di reati esiste: «Noi come sempre ci siamo – ha aggiunto il questore Mario Caggegi – ma abbiamo bisogno della collaborazione di tutti i cittadini. Con l’app You Pol si possono segnalare, in modo totalmente anonimo, casi di spaccio o qualsiasi tipo di reato. È ovvio che non ci aspettiamo le segnalazioni dai tossicodipendenti, ma da tutti i cittadini che vogliono avere una città sicura e pulita, esente da furti e spaccio di droga. È questo che ci aspettiamo, una sicurezza condivisa».

md

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