Presunte molestie in fabbrica: assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Dopo un anno e mezzo dall’inizio del procedimento, è arrivata la sentenza per l’operaio 36enne della provincia di Isernia finito sotto processo in tribunale a Lanciano, perché accusato di aver molestato con messaggini ‘spinti’ e foto hard una donna, sua collega di lavoro in una fabbrica della zona industriale della Val di Sangro.
Il giovane, nell’inverno del 2017, venne indagato a seguito della denuncia della donna, che raccontò agli inquirenti di aver subito «continue offerte di natura sessuale, accompagnate da frasi oscene», durante l’orario di lavoro.
L’operaio, difeso dall’avvocato Giovanni Petrarca di Isernia, venne inoltre accusato di essere andato oltre. Alle frasi di contenuto pornografico, secondo la denuncia della presunta vittima, avrebbe aggiunto anche l’invio di diverse sue foto in cui si ritraeva completamente nudo, anche sotto la doccia, spedite alla donna tramite Whats App. Gli elementi raccolti vennero ritenuti sufficienti per chiedere e ottenere il rinvio a giudizio dell’operaio. Partito il processo, nel corso delle udienze, la difesa è riuscita a smontare pezzo pezzo l’impianto accusatorio. Per quel che concerne i messaggini e le foto hard, in aula è stato possibile dimostrare che, in pratica, la presunta vittima aveva prodotto prove incomplete. Durante il processo sono state sottoposte al vaglio del giudice le conversazioni complete che avvenivo tra i due, grazie alle quali è stato accertato che non si trattava certo di molestie.
Per quel che concerne invece l’accusa di violenza sessuale, in realtà la donna non ha mai presentato denuncia formale. E di fatto, l’assenza della querela ha impedito al giudice ogni valutazione nel merito, compresa anche la pronuncia di proscioglimento. In pratica il tribunale non ha potuto procedere in tal senso, perché inibito per legge. «Sono molto soddisfatto dell’esito del processo per il mio assistito – ha affermato l’avvocato Petrarca – , perché è stato ingiustamente accusato di reati gravissimi, che hanno pesato molto anche sulla sua attività lavorativa e sulla vita quotidiana».

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