Tramonta, per fortuna, il disegno ministeriale di un unico fermo biologico per tutto l’Adriatico nell’estate 2018. Pressioni inaudite, anzi un pressing asfissiante quello delle associazioni di categoria sul Ministro del Mipaaf Centinaio, per evitare un danno enorme al comparto ittico su coste turisticamente di pregio. Doppia attività economica che sarebbe stata travolta da una chiusura dell’attività di pesca da fine luglio a inizio settembre. Ma non è andata così e si torna su uno schema più tradizionale.
La bozza di decreto che è stata messa alla firma del titolare del dicastero alle Politiche agricole, alimentari, forestali e della pesca ha riproposto un calendario più tradizionale, a compartimenti. Eccolo: Trieste-Ancona 30 luglio- 9 settembre; San Benedetto del Tronto-Termoli 13 agosto-23 settembre; Manfredonia-Bari 27 agosto-7 ottobre; Brindisi-Roma 10 settembre-9 ottobre; Civitavecchia-Imperia primo ottobre-30 ottobre.
L’ufficialità è stata data proprio dalla firma del decreto. Accolte, dunque, le richieste della marineria termolese. «Siamo riusciti a fargli cambiare idea – ha detto il presidente regionale della Federcoopesca Domenico Guidotti – il Ministro ha accolto le istanze pervenute anche da noi, la proposta sul tavolo di un fermo generalizzato in tutto Adriatico avrebbe reso impossibile mangiare pesce fresco pescato in Adriatico. Un fermo dal 30 luglio al 9 settembre, dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia era inaccettabile».

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