L’abbiamo definito moto perpetuo, quello del Movimento 5 Stelle di Termoli. In due zone con banchetti del tour sul programma da scrivere assieme alla cittadinanza, alla polemica sollevata sulle panchine di piazza Monumento e per finire allo strappo sul depuratore del porto, ma in questo fine settimana c’è stato molto altro: innanzitutto il lancio del voto online per il caso Diciotti, effettuato ieri.
Mancano poco più di due mesi alla chiusura e alla presentazione delle liste per le elezioni amministrative che si terranno a Termoli.
Col portavoce in Consiglio comunale Nick Di Michele e il portavoce regionale Valerio Fontana, l’assemblea cittadina di via Adriatica, dove lo stesso Di Michele ha annunciato che entro marzo si vorrebbe chiudere la partita sulla composizione della lista che concorrerà alle amministrative del 26 maggio, attraverso scelte segnate da qualificazione e competenza dei singoli candidati.
Gli attivisti del Movimento 5 Stelle non si sono mai fermati sia per quanto riguarda il programma della campagna elettorale, sia per la formazione di una lista di persone giuste, in grado di dare una svolta e guidare Termoli nei prossimi cinque anni.
Non si sono fermati un attimo, girando ogni weekend nei vari quartieri della città, per esser vicini alla gente, per capire le esigenze e i problemi che i cittadini vivono quotidianamente.
Dalle problematiche rilevate cercheranno di stilare la loro campagna elettorale, e dalla gente vogliono trovare i candidati migliori, qualificati da metter in lista.
Non una lista di scienziati, ma una lista di persone qualificate, dall’artigiano all’operaio che, abbiano voglia di un cambiamento per la loro Termoli.
Non vogliono riempi-liste ma cittadini che pensino concretamente, con anima e cuore, alla richiesta di candidatura con i 5 stelle.
«Termoli ha bisogno, davvero, di vivere un cambiamento ed ha bisogno di vivere un progetto di cambiamento che, solo i cittadini volenterosi di cambiamento, possono dare».
Sulla Diciotti l’invito era stato esplicito: «Questo non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare. Questo è un caso diverso: stiamo parlando infatti dell’articolo 96 della Costituzione. Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale».

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