Prima il briefing del Pd, poi il conclave di maggioranza. Infine il decreto. Un’emozione lunga un giorno e a lungo attesa. Settimane, mesi in prima fila per Carlo Veneziale. Non per questo l’ha vissuta di meno. Ricorda perfettamente le prime persone care a cui l’ha detto, contemporaneamente ché con le tecnologie di oggi si può: la moglie, le sorelle, lo zio Marcello, presidente della Regione Molise negli anni ’90.

Dal tardo pomeriggio di mercoledì, l’ex amministratore di Finmolise è “nel frullatore”. Centinaia di messaggi e telefonate a cui rispondere. “Mi hanno chiamato sì”, risponde prima che la domanda finisca. Lo hanno chiamato i parlamentari Danilo Leva e Roberto Ruta. Il primo più oltranzista del secondo nell’opposizione all’azione di governo di Paolo Frattura. Ci sono stati giorni di freddo anche con Carletto. A volerlo in squadra è stato Frattura e la minoranza – di cui con Ruta, Leva, Venittelli e Totaro Veneziale è componente – non l’ha presa bene. Non che sia acqua passata. È un buon auspicio. E i rapporti umani sono solidi. “Mi auguro, spero e lavorerò affinché attraverso anche la mia nomina – sposta poi il tiro sulla politica – si possa riuscire a trovare nel più breve tempo possibile l’auspicata sintesi nel Pd. Naturalmente nel rispetto assoluto delle posizioni di ciascuno, ascoltando tutti ma cercando di addivenire ad una soluzione comune”.

Ora però ha un’agenda da impostare e la vita da riorganizzare. “So di essere stato chiamato a svolgere un impegno gravoso, so che mi attende un lavoro intenso. Si partirà con il riannodare le fila del lavoro sin qui svolto per poi rilanciare l’azione in questi ultimi due anni che ci separano dalla fine della legislatura”, dice. L’elenco delle priorità è brevissimo e pesantissimo: “Area di crisi e programmazione delle risorse comunitarie. Perché il peggio è passato. Perché dopo anni di rigore e sofferenze da ora in poi c’è solo prospettiva, sta a noi saperla cogliere”. Per l’area di crisi ha già in mente come muoversi “coinvolgendo tutti i soggetti interessati come è stato fatto all’inizio del percorso”. Sarà “forse la sfida più importante che saremo chiamati ad affrontare nel periodo che ci separa  dalla fine della legislatura”. I sindacati contestano: la Regione è in ritardo. Il neo assessore alle Attività produttive ammette e rilancia: “Abbiamo un po’ di ritardo ma anche il tempo necessario per riempire di contenuti lo strumento che ci è stato concesso”.

La polemica di queste ore, affatto estranea alla sua coalizione, punta il dito sul fatto che è un (altro) assessore esterno. Consigliere regionale supplente da agosto a dicembre, ritiene che quell’esperienza gli sarà molto utile. “Credo che gli emolumenti degli eletti o dei nominati in giunta – va al punto delle critiche – debbano essere proporzionali al lavoro svolto ma soprattutto ai risultati prodotti. Spero che fra due anni i molisani potranno giudicare quanto l’emolumento che mi sarà conferito sia stato guadagnato e quanto sia stata la produttività dell’intenso lavoro che intenderò svolgere. Spero che alla fine del mandato questi dubbi siano dissipati”.

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