Più che un commissario ad acta, un «commissario liquidatore del sistema pubblico e lo sta facendo lasciando morire per consunzione eccellenze e ospedali con una logica di mercato». Accuse frontali, più diplomatico il senatore rimasto nel Pd e meno il deputato che ha scelto di uscirne per fondare Mdp. Roberto Ruta e Danilo Leva (che usa la definizione di liquidatore) attaccano il governatore Paolo Frattura: dalla sanità pubblica che per loro deve essere il perno del riordino parte la proposta politica alternativa al presidente in carica. Se diventerà anche elettorale, avversari alle urne del 2018, è ancora da decidere. Ma intanto, sottolinea Leva, è «una sfiducia, mi pare evidente».
Ruta ripercorre le tappe: dalla prima conferenza, quella del patto del marciapiede, che prevedeva che la sanità sarebbe stata riorganizzata assegnando il 75% dei posti letto al pubblico e il 25 ai privati. Poi il tentativo di mediazione: cambiare la governance della Fondazione Giovanni Paolo II destinata ad integrarsi col Cardarelli. Ma alla terza proposta di piano, quella definitiva e che è stata approvata, nemmeno il cambio della governance (che avrebbe dovuto diventare pubblica c’è. Troppo spazio ai privati, puntano il dito i parlamentari: ai centri convenzionati il 38,62% dei posti, al pubblico il 62,38, «unico dato in Italia con queste dimensioni», rimarca Ruta. Frattura ragiona sul budget e in quel caso i numeri e lo spazio dei privati si dimezzano. Ma è un ragionamento che non convince i due parlamentari. Ruta anzi prende spunto dalle dichiarazioni della ministra Lorenzin – in Molise migliorano i conti ma peggiora la qualità delle cure – per criticarla, perché «è a quel tavolo e approva quei piani» di riordino, e soprattutto per respingere la condizione in cui ci sono cittadini di serie A e di serie B. Il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione, per cui «riprendiamo la battaglia con più determinazione di prima». Nessun passo indietro, anzi «ne faremo molti in avanti». Rivendica anche Ruta il merito dell’emendamento che, liberando il bilancio della Regione dai 250 milioni del mutuo erogato dal Mef proprio per pagare i debiti, consente all’Asrem di indire le procedure di stabilizzazione e assunzione. Leva, caustico: «Speriamo si concludano prima delle elezioni. E speriamo che i precari abbiano ancora strutture in cui andare a lavorare». Entrambi riconoscono il dato positivo della mobilità attiva ma stigmatizzano che nulla si faccia per ridurre quella passiva (80 milioni). L’onorevole bersaniano alza il tiro descrivendo Frattura come liquidatore del pubblico e «subalterno al governo». A Lorenzin, per esempio, lui avrebbe risposto molto diversamente perché i dati che lei ha fornito dimostrano che «quando collassa il sistema sanitario pubblico i diritti dei cittadini non sono più assicurati. E di questo rischio la politica dovrebbe fare la bussola per capire cosa fare e cosa no». Strizzando l’occhio ad associazioni e forum che finora si sono battuti per la sanità pubblica, è proprio su questo che organizzeranno la proposta alternativa. «Ci abbiamo provato fino in fondo ma i tentativi sono andati a vuoto. Adesso il tempo è scaduto», dice Leva. La proposta rimarcherà la diversità di «punti di vista e valori». Meno muscolare e più rammaricato Ruta: «Il nostro desiderio, sia chiaro, era di stare qui a quattro anni di mandato del centrosinistra a festeggiare la riorganizzazione con una sanità pubblica di qualità integrata con quella privata di qualità». ritai

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.