Nel 2013 la prima ‘apparizione’ sulla scena politica. Elezioni comunali di Isernia, Roberto di Baggio risultò il più votato dai suoi concittadini. E per lui subito la carica di assessore.
Dopo cinque anni, passando per un nuovo turno elettorale nella ‘sua’ Isernia, Di Baggio ottiene il 22 aprile scorso 1.319 preferenze alle elezioni regionali. Si classifica terzo, alle spalle di Nicola Cavaliere e Armandino D’Egidio. Forza Italia decide che gli assessori devono essere il più votato della lista (Cavaliere) e lui.
Nel giro di cinque anni, Di Baggio, ragazzone dal volto simpatico e pulito, anche un po’ pacioccone, brucia tutte le tappe e siede ora al fianco del governatore Toma nella stanza dei bottoni.
Roberto è diretto, non ama i social, utilizza un linguaggio pratico e concreto. Poco politichese e molti fatti.
«Alle tastiere dei pc – spiega – preferisco il rapporto diretto con le persone. Mi piace ascoltare, stare vicino alla gente. Guardare negli occhi le persone».
A cosa attribuisce i suoi molteplici successi elettorali?
«Bisognerebbe chiederlo a chi ripone in me fiducia. Evidentemente, in un’epoca dove predomina il populismo, le promesse irrealizzabili, i miei elettori mi reputano attendibile. Io porto nel cuore la mia gente, conosco chi mi sostiene, visito le loro case, so come vivono, di cosa hanno necessità. Vedo gente che fa politica senza uscire di casa, affidandosi ai social, alle agenzie di marketing. Anche con buoni risultati. Io sono “diverso”, mi piace toccare con mano»
Oggi però non si tratta più di Isernia e delle sue borgate. Lei è assessore della Regione, i confini si estendono.
«Certo. Non a caso ho ottenuto voti in tutta la regione. Sono davvero pochissimi i paesi dove non ho raccolto preferenze. Da Sesto Campano a Campomarino. Vanto dunque un elettorato omogeneo fatto di cittadini che non sanno come arrivare a fine mese e da imprenditori. La reputo una base importante su cui fondare la politica dei prossimi anni».
Quindi ha ambizioni oltre la regione?
«Calma. Faccio parte di un partito in cui credo. Forza Italia si sta ristrutturando dopo un periodo in cui a Berlusconi avevano tappato la bocca e legato le mani. Opero nell’interesse di tutti i molisani, nessuno escluso, e ascolto il mio partito. Abbiamo una struttura giovane che non appena si sgonfieranno i fenomeni politici di questo periodo sarà classe dirigente del Paese. Il mio ruolo non lo decido io, lo decideranno il partito e gli elettori. Ora c’è tanto da lavorare in Regione. Il futuro personale non è nelle cose prossime da fare».
Forza Italia, diceva. Ma a Isernia non si è candidato con il centrodestra.
«Sono da sempre vicino a Forza Italia. A Isernia ad un certo punto qualcuno si era intestardito e non voleva lasciare spazio ai giovani, era sordo alle istanze della nuova classe dirigente. E così con gli amici che mi sono vicini da sempre decidemmo di fare un’esperienza civica, che devo dire ci ha dato grosse soddisfazioni».
Scusi, cosa è cambiato da allora?
«Tutto. Oggi abbiamo una coordinatrice, l’onorevole Annaelsa Tartaglione, che ha riformato il partito. Dà spazio a tutti, soprattutto a chi lo merita, e non preclude nulla e nessuno. È finito il tempo dei dinosauri. E mi pare che aver portato a casa due assessori e cinque eletti in Consiglio regionale sia un risultato formidabile. Un risultato che dal mio punto di vista è in gran parte merito dell’onorevole Tartaglione».
Crede, dunque, che Forza Italia possa avere un futuro?
«Forza Italia e il centrodestra sono il futuro del Paese».
Quindi spera nella rottura tra Salvini e Di Maio e il ritorno alle urne?
«Assolutamente no. Ho detto il futuro. Mi auguro che questo governo duri e che faccia gli interessi degli italiani. In questo sono molto fiducioso sull’operato della Lega. Meglio un governo “atipico”, politicamente si intende, ma eletto dal popolo e non un governo imposto dai poteri forti. Quando si tornerà alle urne, il centrodestra sarà ancora più forte e in grado di dare la svolta che gli italiani attendono ormai da anni».
Forza Italia – forse – ha bisogno di una leadership. Se, come lei si augura, il governo durerà cinque anni, Berlusconi avrà cinque anni in più.
«Forza Italia sta tornando tra la gente, sta riaprendo le sedi, stiamo invitando gli amici e i simpatizzanti a tesserarsi. In tal senso, in Molise l’onorevole Tartaglione sta facendo un lavoro impressionante. Un lavoro di cui si parla poco in questi giorni ma che darà risultati eccellenti. Per ora il leader indiscusso è Silvio Berlusconi. Quando un partito è forte e radicato, la leadership è la naturale conseguenza del lavoro del territorio».
L’approccio con la Regione?
«Fantastico. In linea generale mi entusiasma molto sapere di dover lavorare e poter risolvere problemi di interesse comune. Una mondo per me nuovo, assai affascinante che sono certo mi darà grandi soddisfazioni. Vede, il lavoro non mi spaventa. Saper di poter essere utile a tutti i molisani mi dà una carica incredibile».
È giusto quindi aspettarsi grandi cose dal governo Toma e dall’assessore Di Baggio?
«Le premesse sono buone. C’è tuttavia molto da fare. Riguardo alle deleghe che il presidente Toma ha pensato di affidarmi, ho trovato alcuni settori totalmente allo sbando, abbandonati. Penso, ad esempio, alla formazione professionale. L’ultimo catalogo formativo della Regione risale al 2007. Sono trascorsi 11 anni. Un settore fondamentale che va totalmente ristrutturato, rimesso in piedi. Va motivato il personale, vanno ristabiliti i ruoli. Vanno reperite le risorse. È come lasciare un decennio una casa senza la benché minima manutenzione ordinaria, come può essere il lavaggio dei pavimenti o dei vetri delle finestre. La formazione non è l’unico settore che versa in condizioni disastrose».
Perché si è arrivato a tanto?
«Non lo chieda a me. Riguardo alla formazione cosa le posso dire? È evidente che nel passato nessuno se n’è occupato. Ma, ripeto, era solo un esempio. Lo sa, sempre a titolo di esempio, che il Molise è l’unica Regione d’Italia che ancora non si dota di una legge urbanistica?».
Come è possibile? In termini pratici, come si regola un settore che non ha norme di riferimento? Eppure in Molise si costruisce.
«La carenza è stata sostanzialmente superata con il Piano casa. Ma non è corretto. Bisogna cambiare l’approccio, il senso della politica. Non servono provvedimenti necessari alle esigenze di pochi. Serve una visione ampia e che guardi all’interesse generale del Molise».
Lei si occuperà anche di edilizia residenziale.
«Già me ne sto occupando. Anche in quel settore ho trovato una situazione che non mi piace affatto. Si è perso il contatto con gli utenti. In un momento di congiuntura come quello attuale, credo che serva molta attenzione e va ripristinato il dialogo con gli affittuari, che prima ancora sono persone. Vanno rivisti i canoni e le situazioni vanno approfondite, una per una. Mi chiedo: a cosa porta intraprendere azioni giudiziarie nei confronti di un inquilino che ha perso il lavoro e non sa come far mangiare i figli? Certo, lo Iacp deve tutelare i propri interessi, ma la Regione (e lo Iacp è la Regione) deve sostenere le famiglie in difficoltà. Chi decide deve conoscere il territorio, deve essere radicato. Non possiamo ragionare a compartimenti o fare i burocrati, gli esattori delle tasse. Le leggi vanno applicate, ovvio. Ma va anche garantita la dignità alle persone. Insomma, mi sembra evidente che c’è molto, ma molto da lavorare».
Il rapporto con il Comune di Isernia (eletto in minoranza, Di Baggio si è dimesso da pochi giorni)?
«Da parte nostra, parlo a nome del gruppo di amici, c’è la massima apertura. Personalmente ho teso la mano, adesso aspetto qualcuno che la stringa. Siamo pronti a dialogare con il sindaco, anche per valutare un eventuale ingresso in maggioranza. Nessun problema a lavorare su un progetto comune, ma diremo certamente “no” se ci interpelleranno solo quando avranno bisogno».
Concludendo?
«A Isernia, in Regione e al governo del Paese serve un cambio di passo. Ciò può avvenire solo se ci lasciamo alle spalle il clima di sospetto che negli ultimi anni ha caratterizzato la politica in generale. Tutto quest’odio sollevato dai populisti nei confronti di chi fa politica non porta da nessuna parte. Non a caso le ho detto che mi auguro che il governo nazionale duri e faccia cose buone. Se arriveranno provvedimenti apprezzabili, sarò il primo ad esserne felice e a beneficiarne. Poco mi importa se il decreto “X” porterà in calce la firma di Di Maio o Di Salvini, piuttosto che di Berlusconi. Governare è complicato ed è coraggioso chi si assume l’onere di farlo. Penso ai sindaci dei piccoli comuni che rinunciato alle indennità per garantire i servizi minimi ai residenti. Allora dico: remiamo tutti verso la stessa direzione e lavoriamo nell’esclusivo interesse dei cittadini. Io la politica la interpreto così e i risultati finora mi hanno dato ragione».
luca colella

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