Centinaia di selfie dopo il comizio, poi una cena con candidati, dirigenti e militanti. L’appuntamento di Matteo Salvini con il Molise finisce a notte alta. Il giorno dopo, il vicepremier fissa con Primo Piano riflessioni che sono anteprima di quel che sarà. Con Berlusconi non torna, dice ad esempio, perché sarebbe tradire una promessa fatta gli italiani: cinque anni di governo di buon senso. Non schiva nessuna domanda, tanto meno quella sui ‘terroni’. Come faceva anche ‘prima’. Da quando è ministro, si è solo un po’ schermato. Meno Matteo, più Salvini. Si gioca tutto, d’altro canto. Ci sta.
Comizio al chiuso, ministro. Decisione causa maltempo. I suoi avversari hanno cantato vittoria: «Salvini ha paura delle contestazioni», hanno detto.
«Però devono mettersi d’accordo. Non possono criticarmi sia perché giro tutte le piazze d’Italia, sia perché secondo loro non sarei mai in ufficio. E se il palco è troppo alto, allora sono fascista, se sono in piazza, allora è perché voglio provocare, se sono al chiuso invece ho paura delle contestazioni. Ripeto, si mettano d’accordo con loro stessi».
Tanti striscioni di protesta a Campobasso. E una domanda di fondo: non siamo più ‘terroni’?
«Guardi che la Lega sta prendendo piede al Sud non solo per la nostra svolta programmatica nazionale, che sarebbe rimasta un’astrazione teorica se non ci fossero migliaia di cittadini del Mezzogiorno che si rivolgono a noi anche a causa dei fallimenti di chi ci ha preceduto. Per molte persone la Lega è l’ultima speranza di vedere il proprio territorio amministrato con attenzione, rispetto, ordine e buon senso».
Alle comunali di Campobasso centrodestra unito, candidato della Lega. Donna, avvocato e militanza a destra: Maria Domenica D’Alessandro può diventare la prima sindaca del Carroccio in Molise?
«Io credo che le persone facciano sempre la differenza in questo genere di competizioni elettorali e Maria Domenica rappresenta in pieno il modello di serietà, semplicità e competenza che vogliamo offrire a tutte le città».
Non è stata una sintesi facile e la Lega, dopo l’espulsione delle due consigliere elette, non ha più rappresentanti nell’Assemblea legislativa, solo un assessore esterno in giunta. Qualcuno sospetta che lei abbia voluto blindare il coordinatore Mazzuto.
«La Lega ha nel suo dna il valore dell’autonomia territoriale e, fosse per noi, vorremmo dare all’Italia un assetto compiutamente federale dove nessun livello superiore decida mai sulla testa di chi è più vicino alla concretezza dei problemi. Si figuri quindi se da segretario mi permetterei di invadere la responsabilità di chi il Molise lo vive e lo conosce meglio di me. A me è sufficiente il risultato di poter contare anche in queste terre su tantissime persone piene di entusiasmo che, dall’ultimo arrivato tra i militanti fino al più importante dirigente, godono della mia completa fiducia».
Non ha pensato a ripercussioni nella maggioranza in Regione? Senza le due ex leghiste i numeri sono risicati…
«Sì, ma io non dimentico mai che “avere i numeri” non è lo scopo della politica, casomai è il mezzo per rispettare le promesse fatte ai cittadini. L’unica fiducia che non possiamo tradire è la loro…».
Dalla sanità – settore in cui gli ospedali della regione vivono una drammatica carenza di medici – alle misure per l’occupazione: cosa ha fatto la Lega per il Molise in questo anno di governo?
«Rispondo per quanto riguarda il mio Ministero. Abbiamo appena completato il primo monitoraggio dopo l’entrata in vigore del decreto Sicurezza e per il Molise nel 2019 i reati sono in calo del 9,1% rispetto al primo trimestre di un anno fa. In particolare, a Campobasso -6,4%, -14,8% a Isernia. Si riducono anche gli stranieri ospiti delle strutture di accoglienza. In tutta la regione erano 2.702 al 13 maggio 2018, diventati 1.735 al 13 maggio 2019 (-35,79%): a Campobasso -35,79%, -35,78% a Isernia. Vogliamo fare sempre di più e meglio, i numeri sono rassicuranti ma non ci accontentiamo. Abbiamo segnalato agli amministratori locali nuovi strumenti, in collaborazione con le prefetture, per aggredire le grandi piazze di spaccio, isolare balordi e sbandati, per effettuare sgomberi. Auspico che i sindaci sappiano utilizzarli al meglio, mentre il piano che rinforzerà tutte le questure d’Italia sarà decisivo per ridurre ulteriormente la criminalità.
Poi potrei parlare anche di ‘quota cento’, della flat tax per le partite Iva, dell’incremento delle politiche sociali… Insomma siamo al lavoro, con la consapevolezza che riusciremo a cambiare le cose solo grazie alla collaborazione di tutti i livelli di amministrazione dei territori».
Qualche giorno fa l’ennesima operazione antidroga della Polizia. Il procuratore di Campobasso ha dichiarato guerra ai “venditori di morte”.
«Giusto. Avanti. Ancora. Dobbiamo stroncare questa piaga che in troppi stanno sottovalutando. Ne va del futuro nostro e dei nostri figli».
Che Europa immagina Salvini dopo il 26 maggio?
«Grazie al voto degli italiani potremo costruire una nuova Europa. Capace da un lato di trovare risposte comuni ai problemi comuni, dalla gestione dei flussi migratori fino alla competizione con le altre potenze mondiali, senza dimenticare l’impegno per la stabilizzazione della Libia e la cooperazione internazionale. Più Europa dove serve quindi, ma soprattutto meno Europa dove non serve: a partire dagli assurdi vincoli che massacrano l’agricoltura, fino al divieto a rimborsare i truffati delle banche, e chiudere finalmente con i ricatti dello zero virgola percento, con il cappio dello spread…».
Capitolo 5 Stelle. Propaganda elettorale a parte, siete o sembrate divisi su tutto. Dopo le europee, che fine farà il governo Conte?
«Andrà avanti il governo, su questo il mio impegno non è cambiato di una virgola dal giorno in cui abbiamo firmato il contratto. Certo, per rispettare un patto serve l’impegno di entrambi, ma per quanto mi riguarda il mio non verrà meno. Anzi, lavoreremo ancora di più e ancora meglio».
Perché Salvini non vuole tornare ‘a casa’, nel centrodestra con Berlusconi anche a livello nazionale?
«Perché dovrei preferire un calcolo di opportunismo politico all’impegno preso con i cittadini di dare a questo Paese un governo di buon senso per i prossimi cinque anni, ecco perché. Tradire non è un verbo del mio vocabolario».

rita iacobucci

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