A Strasburgo da oggi per l’avvio ufficiale della nona legislatura europea, Aldo Patriciello incontrerà Silvio Berlusconi anche per parlare di Forza Italia.
Il parlamentare molisano rieletto per la quarta volta con quasi 84mila preferenze, nella sua terra ha superato di duemila voti Salvini e ha staccato l’ex premier e leader degli azzurri che si è fermato a poco più di 3.300 preferenze. Un consenso così ampio lo ha di fatto proiettato sullo scenario nazionale come riferimento da ascoltare.
A Berlusconi, Patriciello ha anticipato al telefono come intende esercitare il ruolo che gli elettori gli hanno affidato: dare una mano decisiva all’avvio di un percorso realmente democratico, aperto agli iscritti ma anche ai tanti movimenti civici che non si riconoscono nell’area sovranista. O si cambia o si muore, in sintesi. L’onorevole venafrano non intende nascondere la sconfitta di Forza Italia. Schiacciata dalla super Lega di Salvini e dall’arrembante Fdi di Meloni, Fi che ha monopolizzato un ventennio di storia politica recente rischia di diventare marginale e, in un periodo più lungo ma non lontanissimo, la consunzione.
Alla festa di ringraziamento che si è svolta al Parco tecnologico del Neuromed – affollatissima di ospiti e amici selezionati – Patriciello ha spiegato di aver messo in chiaro le cose col presidente del partito. «Gli ho detto: se vogliamo continuare insieme bisogna cambiare, non soltanto con le parole ma nei fatti».
Dopo la sconfitta del 26 maggio – arretra alle europee e pure alle amministrative comprese quelle molisane Forza Italia si posiziona dietro alcuni alleati notevolmente in crescita – Berlusconi è corso ai ripari. Due coordinatori, Toti al nord (e ne ha frenato l’abbandono mentre tutti davano già il governatore ligure fare rotta verso la Lega) e Carfagna al sud. E in un post su Facebook, il 20 giugno, Patriciello era stato già chiaro. Auguri ai due commissari, il lavoro da fare è tanto ma «un cambiamento è tale se, al di là dei nomi e nuovi incarichi, incide sui contenuti e aumenta l’interesse degli elettori».
Otto giorni dopo a Pozzilli è stato ancora più esplicito. Non punta a incarichi di partito, Patriciello. Si dedicherà al quarto mandato a Bruxelles. Anche in campagna elettorale, però, ha raccolto le richieste di amministratori, simpatizzanti, giovani e imprenditori. Forza Italia non è più appetibile per chi voglia fare politica perché non è più un interlocutore efficace. «C’è quest’aria di cambiamento, auguriamoci che sia reale, concreta e non un’operazione di facciata. Non abbiamo bisogno di coordinatori di serie A o di serie B, abbiamo bisogno di un partito inclusivo, che si apra, che torni ad essere interprete dei giovani, degli imprenditori, del Mezzogiorno. Io farò sentire la mia voce anche nel partito – ha assicurato – ma senza fare sconti a nessuno. Credo che in questo momento dobbiamo riavvicinare quelle persone che si sono allontanate da Forza Italia, può essere un grande contenitore dei moderati ma per esserlo c’è bisogno di una volontà vera, seria, concreta da parte dei vertici nell’aprirsi a giovani, a chi ha voglia di fare, di ritrovare entusiasmo».
Su questo percorso, che ritiene indispensabile, sarà vigile. E lo spiegherà dettagliatamente in questi giorni a Berlusconi: il partito deve uscire dalle stanze del potere e riavvicinarsi ai cittadini, al Paese reale.
Alla festa non c’erano i vertici degli azzurri, o meglio c’erano (ed erano stati invitati) – non sfugge – gli esponenti politici che hanno sostenuto concretamente Patriciello alle elezioni del 26 maggio. In questo caso, la forma o l’incarico che si riveste non sono stati sostanza. C’era la coordinatrice molisana Tartaglione. Il governatore Toma, invitato, invece non ha potuto esserci per impegni personali.
Non è sfuggito nemmeno quel richiamo ai coordinatore di serie A e di serie B. Né l’operazione verità che l’eurodeputato non vuoleevitare. Del risultato delle urne, per europee e amministrative, Patriciello non è soddisfatto, anzi ne è deluso. A parte la sua personale affermazione, non può oggettivamente esserlo. La performance del partito è stto gli occhi di tutti. Tornando al dato molisano per esempio riguardo alle amministrative: nel capoluogo di regione, gli azzurri sono quarti (8,24%) dopo Popolari per l’Italia (15,12), Lega (10,5) e la lista civica È ora (10). A Termoli, invece, sono terzi: il 9,19% segue il 12,7 della Lega e l’11,67 dei Popolari per l’Italia.
Le cose non girano per il verso giusto nel rapporto con l’elettorato. Perciò Patriciello si aspetta cambiamenti veri a partire dal livello nazionale.
Invece, secondo voci di palazzo, dopo la nomina di Toti e Carfagna – e l’aura di novità che questa decisione del Cavaliere aveva portato con sé – pare che poco o nulla sia veramente cambiato negli assetti di Forza Italia. Per modificare l’approccio che fin qui ha penalizzato alle urne gli azzurri bisogna che la scossa sia vera e che le decisioni e la linea politica non siano appannaggio di quello che è stato ribattezzato il ‘cerchio magico’.
Se le indiscrezioni sono vere, si capisce il messaggio forte di Patriciello. ritai

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