Che sia commissariata, non significa che di sanità il Consiglio regionale non possa almeno provare a discutere.
Invece, a pochi giorni (probabilmente poche ore) dall’ufficializzazione della prima bozza di programma operativo 20109-2021 – siamo a luglio e si intuisce che il cronoprogramma per la versione definitiva sia ristretto – l’Aula di Palazzo D’Aimmo non sfiora neanche l’argomento. E dire che dalle indiscrezioni che lo stesso governatore Donato Toma ha diffuso giovedì l’ospedale Caracciolo sta rischiando la chiusura e la riconversione in ospedale di comunità: lungodegenza, rsa, unità di degenza infermieristica. Nessun ricovero per gli acuti. Nemmeno il punto di primo intervento, bensì una postazione medicalizzata del 118. L’ospedale di comunità ‘contiene’ questi servizi, basta guardare a quelli attivi a Larino e Venafro.
Inquadrato dal piano Frattura come struttura di area disagiata, invece, il Caracciolo ha mantenuto in questi anni (pur con le difficoltà drammatiche degli ultimi mesi per la carenza di medici) Medicina, Chirurgia e il Pronto soccorso. Se in base al piano elaborato da Agenas e Kpmg (al netto dei contributi di dirigenti e consulenti locali di Regione e Asrem il ‘pallino’ lo hanno tenuto a Roma) Agnone retrocede davvero lo scopriremo a breve. Resta il fatto che un’indiscrezione ritenuta attendibile dal governatore un fondamento ce l’ha.
Dalla maggioranza di centrodestra, comunque, ieri sono arrivati due contributi. Antonio Tedeschi (Popolari per l’Italia) ha presentato un odg che impegna Toma e la giunta a chiedere ai ministeri dell’Economia e della Salute «l’adozione di misure, se necessario anche di carattere straordinario, tarate sulle esigenze del Molise, lontane dai meri calcoli numerici e che tengano conto della morfologia e delle caratteristiche del territorio». Tedeschi si è mosso sulla scorta di «notizie poco rassicuranti» e cioè la chiusura del punto nascita al San Timoteo e il «paventato trasferimento» di Neurofisiopatologia dal Veneziale al Cardarelli. Si tratta, nel secondo caso, della centralizzazione della stroke unit a Campobasso, prevista dal precedente piano e dall’atto aziendale Asrem nonché sostenuta dallo stesso Toma che a ottobre annunciò il finanziamento dei lavori da parte della giunta. Comunque, Tedeschi lo ritiene un impoverimento dell’offerta del Veneziale e più in generale condivide le preoccupazioni e la rabbia emerse in questi giorni. L’odg sarà discusso nella prossima seduta e «tiene conto della grave situazione in cui versa il comparto sanitario della nostra regione e del progressivo ed inesorabile impoverimento, in termini di investimenti e dotazione di personale, che ha provocato la riduzione dell’attrattività dei nostri ospedali, accentuando la migrazione sanitaria e accrescendo l’indice di mobilità passiva».
Altro capitolo, il polverone sollevato (sui social più che altro) dalle dichiarazioni del senatore 5s Luigi Di Marzio – dichiarazioni rese nell’ultima puntata di Fuoco incrociato su Teleregione il 24 giugno – sul fatto che per i suoi numeri il Molise avrebbe diritto in base agli standard a «mezzo ospedale». Ospedale unico, visto che mezzo ospedale non esiste. Posizione smentita poche ore fa dal capogruppo in Regione Greco.
Mesi fa, quando i commissari non erano stati nominati, il vicepresidente del Consiglio Gianluca Cefaratti (Orgoglio Molise) aveva proposto Di Marzio per il ruolo. «Oggi leggo le sue deliranti dichiarazioni» sul mezzo ospedale, dice Cefaratti riconducendole alla chiusura del punto nascita (maturata in quelle ore) e facendo ammenda. «La sua posizione è quindi chiara e inequivocabile: eccezion fatta per il Cardarelli di Campobasso, tutti gli altri presidi regionali vanno chiusi». Cefaratti non sa se «questa esternazione sia dovuta all’ondata di caldo particolarmente intensa di questi giorni» o alle «distrazioni che la Dolce Vita della Capitale riserva ai suoi ospiti» o se «davvero il senatore Di Marzio pensi che un solo ospedale sia sufficiente in una regione dissestata in maniera drammatica dal punto di vista infrastrutturale e morfologicamente particolare come la nostra». Comunque ritira la provocazione: «il senatore Di Marzio non sarebbe assolutamente in grado di svolgere il ruolo di commissario. Per quello di senatore ci affidiamo al giudizio della storia».

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