Una ‘Buona scuola’ solo di nome ma non di fatto. Anche il Molise sarà presente a Roma il prossimo 5 maggio per lo sciopero generale indetto dal mondo della scuola contra il disegno di legge del governo Renzi che vuole riformare l’istruzione.

Le segreterie regionali di Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola e Snals Confsal si sino riunite ieri pomeriggio a Campobasso in via Mosca nella sede della Cgil per rendere noti i motivi alla base della grande manifestazione nazionale “che vedrà partecipare – ha detto il segretario Flc Cgil Molise Giuseppe La Fratta – la nostra regione con un numero importante di insegnanti e studenti (al momento sono 5 i pullman completi, ndr)”.

Tre gli aspetti principali approfonditi nel corso della conferenza stampa. Il primo riguarda la richiesta di stabilizzazione dei precari.

“Inizialmente – ha spiegato La Fratta – erano state previste 150mila immissioni in ruolo. Ora si parla di 100mila, dunque un terzo in meno. E per chi non verrà assunto a tempo indeterminato c’è il serio rischio che non possa più avere incarichi di supplenza, in contrapposizione con ciò che invece ha stabilito la Corte europea”.

Il secondo, invece, è legato al ruolo “stratosferico previsto dal disegno di legge per il dirigente scolastico. Non vogliamo un solo uomo al comando – ha sottolineato -, ma essere coinvolti nelle scelte dell’offerta didattica e della valutazione degli insegnanti”.

Il terzo aspetto, infine, punta a riaprire la stagione dei contratti. “Da sette anni la contrattazione è bloccata – ha rimarcato il segretario della Flc Cgil -, abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa e credo che un adeguamento ci spetti di diritto”.

All’incontro con i giornalisti erano presenti anche Davide Desiati (Cisl scuola Abruzzo-Molise), Nicolino Fratangelo (Uil scuola Molise) e Vittorio Maj (Snals Confsal Molise).

Nel corso della conferenza stampa è stato inoltre precisato che “lo sciopero del 5 maggio non è un momento conclusivo”.

La mobilitazione continuerà e i sindacati sono pronti a inscenare altre clamorose forme di protesta che “il  Governo non potrà ignorare”.

 

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