Emergono nuovi e imbarazzanti  particolari su come l’abate emerito di Montecassino, Pietro Vittorelli, spendeva i soldi dell’abbazia ciociara destinati alle opere sociali e raccolti perlopiù mediante l’8 per mille che i contribuenti destinano alla chiesa cattolica.

Secondo quanto riferisce stamane il Corsera, Vittorelli “amava divertirsi”. L’elenco delle spese -scrive il quotidiano di via Solferino – dimostra che in un mese riusciva a spendere oltre 34mila euro. Andava a Rio de Janeiro, nel Regno Unito. Per un soggiorno in un hotel di Londra aveva speso 7mila euro, 2mila al Principe di Savoia di Milano. E poi cene nella capitale inglese da 700 euro, nottate trascorse con ostriche e champagne anche per soddisfare i desideri dei suoi amici. L’analisi dei documenti contabili non è ancora terminata, così come l’individuazione dei beneficiari. Anche perché bisogna stabilire se anche altri possano aver contributo al reimpiego dei fondi sottratti alla Santa Sede .

Il Corriere della Sera fornisce anche una dettagliata ricostruzione dei movimenti bancari: sono le indagini affidate al Nucleo valutario della Guardia di Finanza a scoprire il percorso dei soldi dopo una serie di segnalazioni sospette provenienti dagli istituti di credito. E accertano come la prima movimentazione risalga addirittura al 27 novembre 2008 quando vengono prelevati «dal conto Ior 16427-003 intestato all’Abbazia 141mila euro». Accade di nuovo 5 anni dopo, il 12 marzo 2013, ma questa volta il prelevamento è in contanti: 202mila euro. Passano due mesi e c’è un ulteriore trasferimento di denaro in due tranche dal conto corrente 1035923 intestato alla diocesi di Montecassino al conto di Vittorelli aperto presso la filiale di zona del Monte dei Paschi dal quale vengono poi prelevati. Sono complessivamente 202mila e 500 euro. A scorrere la lista dei vari trasferimenti sembra evidente la volontà di svuotare la cassa della Diocesi. Il primo giugno 2013 il vescovo effettua infatti un nuovo prelevamento in contanti di 44mila 500 euro mentre pochi giorni dopo versa su un conto di Banca Sella, cointestato con il fratello, 164mila 900 euro. E lo fa, come sottolinea il giudice Virna Passamonti nel decreto di sequestro, «con l’aggravante di aver abusato del proprio ufficio e di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità sottraendo ingenti risorse finanziarie al loro impiego fisiologico di aiuto e l’assistenza ai bisognosi e realizzazione di opere e attività caritatevoli».

Secondo la ricostruzione della procura di Roma, l’alto prelato molto conosciuto in Molise, è proprietario quattro appartamenti a Roma e a San Vittore del Lazio e due magazzini, probabilmente provento dell’attività illecita e per questo è accusato anche di riciclaggio.

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