Per i lavoratori dello Zuccherificio inizierà la mobilità. Per quelli della Oti, l’azienda che ha raccolto le ceneri della Ittierre, non paga i lavoratori né utenze e servizi, tanto che da domani potrebbe ritrovarsi ‘sfrattata’ dai locali che occupa a Pettoranello. E poi c’è la Gam, ferma allo stallo. Quello che andrà di scena domani sarà il lunedì nero del lavoro in Molise.

Zuccherificio. Sono in presidio da due settimane i lavoratori dello stabilimento di Termoli. Dopo la chiusura dell’ultima campagna, è cessata anche la produzione. E da domani per loro si apriranno le porte della mobilità. Hanno cercato di incontrare tutti, ultimo il sindaco di Termoli Sbrocca che ha spiegato loro come “solo con l’arrivo di nuove attività possiamo dare un concreto aiuto ai lavoratori altrimenti facciamo soltanto chiacchiere”. Domani i lavoratori avranno un nuovo vertice con gli assessori Facciolla e Veneziale, nella speranza di trovare una soluzione che possa scongiurare la mobilità.

Ex Ittierre-Oti. Di quell’esercito di lavoratori che ogni mattina si recava a Pettoranello, ne erano rimasti una quarantina alle dipendenze della Oti, l’azienda che ha raccolto le ceneri dell’impero di Tonino Perna. Un’esperienza che sembra ormai naufragata: da luglio i lavoratori non percepiscono più gli stipendi, la società da mesi non paga utenze e servizi e dal prossimo 10 ottobre tutte le attività saranno sospese. C’è poi il fatto che manca qualsivoglia forma di comunicazione e informazione tra proprietà e lavoratori. I 44 dipendenti non sanno nulla circa il loro destino né di quali ammortizzatori sociali possono beneficiare.

Si parla adesso di un immobiliarista italo-canadese interessato all’azienda, ma tra le maestranze c’è ancora scetticismo sul suo possibile interessamento.

Gam. La richiesta complessiva, avanzata dai creditori, che sono circa 750, per la sola Gam, il principale asset della filiera avicola molisana oggi contesa davanti al giudice fallimentare da Amadori e dalla Dasco, ammonta a 24 milioni di euro. Di questi il curatore fallimentare ne ha riconosciuti 16 milioni. La procedura in atto ha in sé la finalità prioritaria di soddisfare i creditori in una vertenza, però, dal grosso impatto sociale. Non è secondario, infatti, l’aspetto occupazionale che al fallimento e all’auspicabile rilancio del comparto avicolo regionale si lega. C’è dunque attesa sotto diversi punti di vista per il verdetto che arriverà a fine mese e che metterà fine al duello a colpi di rialzi tra il colosso emiliano e il gruppo abruzzese, ora fermo a 9,1 milioni da parte di Amadori e 8,1 da parte di Dasco. E’ in atto la battaglia dei reclami, presentati sia da Dasco che da Amadori. Nell’udienza fissata per il 27 ottobre il giudice ascolterà le parti per emettere un provvedimento finale.

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