Sorriso e dolcezza anche di fronte alla più letale delle malattie. Nadia Toffa ci ha lasciato un grande insegnamento. Fino all’ultimo minuto. Il coraggio e la grinta non sono certo mancati alla conduttrice de Le Iene. «Hai combattuto a testa alta, col sorriso, con dignità e sfoderando tutta la tua forza, fino all’ultimo, fino a oggi». Sono i colleghi de Le Iene che salutano la «nostra Toffa». A ricordare la ‘guerriera’ anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella «colpito dalla prematura scomparsa». Su Twitter il messaggio del Quirinale in cui si «ricorda la vivacità e simpatia del suo impegno di giornalista e il coraggio con cui ha affrontato la malattia». E poi ci sono i messaggi di Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Matteo Renzi. Tutti omaggiano «la leonessa» e il suo «sorriso dolcissimo». Dalla politica al mondo dello spettacolo: ognuno ha un pensiero per il volto di Italia 1. La notizia fa il giro del web e non si parla d’altro.
Il calvario inizia il 2 dicembre 2017: la conduttrice è a Triste per un servizio. Lì il primo malore: uno svenimento. Il ricovero in terapia intensiva dell’Arta (Anestesia rianimazione terapia antalgica) all’ospedale di Cattinara prima, poi il trasferimento d’urgenza in elisoccorso al San Raffaele di Milano. Di più non si sa. Scarni i bollettini medici. Fino a quando il 12 febbraio 2018, in diretta tivvù, dietro la scrivania de Le Iene a parlare è lei:«Ho avuto un cancro. In questi mesi mi sono curata, ho fatto la chemioterapia e la radioterapia dopo l’operazione. Mi hanno tolto il cento per cento di quel cancro, ma ho fatto le terapie preventive perché poteva essere rimasta una cellula malata». Da lì Nadia Toffa continua a curarsi, a lavorare, a condurre. A questa sfida si aggiunge la battaglia contro gli haters che invadono la sua pagina Facebook: le augurano la morte.
Nel frattempo lei è diversa. Il volto è più gonfio a causa delle cure. Il fisico longilineo si modifica: qualche chilo in più e poi, immediatamente, di nuovo la magrezza. Il tutto davanti i telespettatori, più o meno fidelizzati, de Le Iene. Restituisce un’immagine diversa. Un uragano di coraggio il suo nell’affrontare tutto questo nel mondo dello spettacolo: tutto sotto le luci della ribalta.
Poi a marzo la nuova realtà: la malattia c’è ancora. E a dichiararlo è sempre lei di nuovo in un messaggio in tv. Il suo sorriso per chi la guarda dall’altra parte dello schermo è disarmante. Di nuovo le cure e l’ira contro chi in rete le augura la morte. Le fake news non la risparmiano. Il sito lastampatv.it, che nulla ha a che vedere con il quotidiano di Torino, posta la notizia della sua morte a marzo. È sempre lei a rispondere: «Questi fake devono sparire dalla circolazione. Fanno danno a tutti, compresi i lettori».
Ha parole di ringraziamento per tutti e posta aggiornamenti sulle sue cure. Poi l’ultimo messaggio affidato alla sua pagina Facebook. È il 1° luglio ed è con Totò, il suo piccolo cane. Nadia bacia tutti. Da lì il silenzio a cui aveva poco abituato i fan in questi mesi.
Nadia Toffa l’abbiamo conosciuta anche qui in Molise. Le sue inchieste non hanno risparmiato la nostra piccola realtà.
Nel febbraio 2012 arrivò con Le Iene in Molise: voleva raccontare quanto accadeva nelle farmacie della regione che avevano adottato una macchina obliteratrice per ricette in via sperimentale. Macchinari che, come spiegò all’epoca dei fatti il presidente di Federfarma, Luigi Sauro, non funzionavano anche per problemi alla rete, per questo non entrarono mai a regime. Per Nadia Toffa, invece, i motivi erano altri. Per lei i farmacisti non volevano usare tale strumento per ‘consentire la prosecuzione di condotte illecite’ perpetrando dunque ‘sprechi e ruberie’. L’intervista non piacque a Federfarma che citò in giudizio la giornalista, assieme al direttore di rete, Luca Tiraboschi, l’autore televisivo Marco Fubini e Stefano Rinaldi, l’ingegnere intervistato dal programma nell’ambito del servizio finito poi al centro della vicenda giudiziaria. Dopo le indagini, il giudice per le udienze preliminari rimandò a giudizio tutti e quattro con l’accusa di diffamazione. Si aprì il processo a Campobasso che fu seguitissimo in un piccolo centro come il nostro, con titoli di cronaca che guadagnarono spazio sulle colonne dei quotidiani locali. Soprattutto il 9 settembre 2016: Nadia Toffa era in città per deporre. Fan e curiosi affollarono il tribunale di via Elena. In quell’occasione ci scappò anche la foto con il proprietario di una pasticceria lì vicino. Il tutto fini a novembre del 2016 con l’assoluzione di tutti da parte del giudice Roberta D’Onofrio «perché il fatto non sussiste».
Nadia Toffa da ieri non c’è più. La più letale delle malattie di questo secolo se l’è portata via in poco più di un anno e mezzo. Aveva 40 anni compiuti lo scorso 10 giugno. Resta di lei il carattere e la capacità di aver reso quotidiano il cancro, una malattia con cui tante, troppe persone si trovano a combattere. Lei l’ha affrontata nel migliore dei modi, rendendola umana. Come lei sono tante le persone che ogni giorno combattono con fierezza: mostrano cicatrici, alopecia da chemio, difficoltà, stanchezza e tanti, tantissimi, sorrisi. Semplicemente Nadia Toffa ha mostrato in diretta cosa vuol dire essere malati, senza mai abbattersi e spesso incoraggiando chi, come lei, stava combattendo la sua battaglia.
Nadia Toffa ha combattuto il cancro vivendo. D’altronde «non ci si deve vergognare, non mi devo vergognare neppure di questa parrucca che indosso».
vdt

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