«Assurdo» e «un po’ umiliante che a difendere gli interessi del Mezzogiorno sia Bruxelles e non il governo italiano».
Ha commentato così l’eurodeputato Aldo Patriciello ieri a Bruxelles l’allarme lanciato dal dg per la Politica regionale della Commissione Ue Marc Lemaitre che ha bacchettato l’Italia colpevole di «non mantenere un adeguato livello di investimenti pubblici nel Mezzogiorno», rischiando in tal modo un taglio dei fondi strutturali. Le dichiarazioni dell’esponente molisano del Ppe nel corso della tavola rotonda su “Città e governance multilivello nella nuova politica di coesione”, evento promosso da Anci, Agenzia per la coesione territoriale e Regione Molise, svoltosi presso la sede della Regione Molise a Bruxelles.
«Il fatto che la Commissione europea – ha detto l’eurodeputato azzurro – abbia messo nero su bianco di aver trovato il livello di investimenti pubblici al Sud più basso di sempre, e di non conoscere nessun altro Paese che ha una situazione così debole, la dice lunga sulla gravità della situazione. Riaffermando, tra l’altro, un principio fondamentale, e cioè che i fondi europei per il Sud non autorizzano il governo italiano a spendere di meno nel Mezzogiorno ma, anzi, devono essere aggiuntivi e non sostitutivi. Da noi, invece, per troppi anni è avvenuto il contrario – ha spiegato Patriciello -, con il risultato che gli sforzi europei per accorciare il divario tra Nord e Sud sono stati neutralizzati dai tagli del governo al Mezzogiorno. In altre parole Roma ha concentrato gran parte degli investimenti al Nord, abbandonando il Sud al suo destino».
L’Italia si era impegnata con l’Ue a fare investimenti pubblici nel Sud per un valore pari allo 0,43% del Pil per il periodo 2014-2020, ma nel periodo 2014-2016 il tasso è fermo allo 0,40% e addirittura più basso per il periodo 2014-2017. «Non lasciamoci ingannare dagli zero virgola – ha concluso Patriciello – La differenza di 0,07 punti percentuali equivale a circa il 20% in meno di risorse pubbliche: una cifra enorme per un territorio in cui mancano strade, autostrade, aeroporti e treni ad alta velocità. Mi auguro che l’allarme lanciato da Bruxelles venga recepito al più presto dal governo e che si possa finalmente tornare a parlare con serietà dello sviluppo dell’altra metà dell’Italia».

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