Nelle farmacie, anche in Molise, sono andate a ruba le mascherine. La gran parte di quelle vendute in Italia sono prodotte proprio nella regione di Wuhan. Quindi, per il momento, non arrivano. Ma naturalmente i centri di stoccaggio hanno ancora scorte per il fabbisogno – all’improvviso massivo – di molisani e italiani alle prese più che altro con una comprensibile paura.
La prossima settimana, spiega Gianmaria Torrisi della farmacia Di Toro a Campobasso, ci sarà il rifornimento. Improvvisa impennata delle vendite di gel igienizzanti per le mani. Lo confermano pure dalla farmacia Giampaolo, uno degli altri esercizi del centro città.
Il costo delle mascherine? Una confezione mediamente si aggira sui 5 euro. Un prezzo che soddisfa la necessità di fare qualcosa. Anche se il Molise è fuori da qualsiasi rotta che possa destare allarme: niente porti né aeroporti, nessuna grande città. Pure la diffusione del virus qui incontra l’ostacolo delle condizioni orografiche. Però il governo ha dichiarato l’emergenza nazionale e il timore – in caso di un’epidemia che scoppia in un secolo così mediatico – è impossibile da azzerare.
Nelle farmacie si è recato nei giorni scorsi anche qualche cliente cinese che vive a Campobasso per chiedere mascherine da inviare ai parenti rimasti in patria. O anche qualche mamma o papà che ha i figli che studiano nelle grandi città italiane e con il ‘pacco’ da casa volevano inviare anche questo strumento utile sicuramente a calmierare la diffusione di germi e batteri in genere. Ma che tuttavia serve a poco.
Ma sono moltissimi i fronti aperti dall’allarme coronavirus. In Molise, dopo la costituzione della task force di Regione e Asrem la presidente della IV Commissione consiliare Filomena Calenda ha annunciato l’intenzione di« convocare in tempi celeri esperti tecnici, al fine di contribuire al coordinamento sul territorio delle disposizioni adottate e verificare l’operatività delle procedure di controllo. L’obiettivo prioritario è prevenire allarmismi e non farsi trovare impreparati», ha detto.
Inoltre, il Miur ha inviato gli Uffici scolastici regionali una circolare del ministero della Salute che rassicura: nessuna preclusione a frequentare la scuola per gli studenti che sono arrivati in Italia dalla Cina e non presentano i sintomi del coronavirus. A chiedere chiarimenti sul da farsi erano stati i presidi.
La circolare prevede, in particolare, che per gli studenti universitari rientrati dalla Cina nelle ultime due settimane, occorra «monitorare la eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre, difficoltà respiratorie; in caso di insorgenza di sintomi chiamare il 1500 o i centri regionali di riferimento; proteggere le vie aeree con mascherina; evitare contatti stretti fino alla definizione della situazione sanitaria». Indicazioni che valgono anche per i bambini e i ragazzi che frequentano le scuole primarie e secondarie. Per loro, in più, la circolare prevede che il personale scolastico, docenti e non, «presti particolare attenzione a favorire l’adozione di comportamenti atti a ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aeree, anche attraverso oggetti (giocattoli, matite, etc.)». Infine si sconsigliano i viaggi di studenti verso le aree colpite.
Mentre in Cina i contagi arrivano a 12mila (fonte Oms), in Italia il comitato operativo della Protezione Civile ha stabilito di estendere ai porti le misure precauzionali già osservate negli aeroporti. Nel corso della stessa riunione si è deciso anche che i 67 italiani che rientreranno da Wuhan domani verranno trasferiti nel Centro olimpico della città militare della Cecchignola, a Roma. Per contenere il rischio di un’espansione dell’epidemia è stata sospesa la concessione di visti in Cina per l’Italia da parte delle agenzie autorizzate. Restano solo quelli concessi dalle nostre strutture consolari per motivi familiari o casi di conclamata e accertata urgenza.

Dalle liste d’attesa all’ansia da epidemia: 1500, un numero per ogni emergenza

Se il numero 1500 – quello che il ministero della Salute e la Protezione civile consigliano di chiamare per qualsiasi informazione sul coronavirus – vi dice qualcosa, l’intuizione è giusta. Lo avevate già sentito.
È il numero che l’ex ministra del governo gialloverde Giulia Grillo decise di dedicare alle segnalazioni sulle liste d’attesa. Tempi biblici per esami e visite? Dall’8 ottobre 2018, si poteva contattare il 1500 per ‘denunciarlo’ e chiedere quindi l’aiuto di Grillo. «Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 16, risponde il personale sanitario per informare sulle modalità di accesso alle prestazioni garantite dal servizio sanitario nazionale e raccogliere eventuali segnalazioni sulle esperienze dei cittadini», si legge nel comunicato ancora rintracciabile sul sito del ministero di Lungotevere Ripa.
Lo stesso numero che il successore del governo giallorosso, Roberto Speranza, ha dedicato all’emergenza coronavirus, rafforzando lo staff e integrandolo con personale medico e infermieristico adeguatamente formato.
Curiosità a parte, è attivo h24 ed è gratuito.

ppm

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