Seduta nel salotto di casa, Livia l’altro ieri mattina ha acceso il suo pc e si è collegata via Skipe con i suoi due professori, a loro volta connessi dalle rispettive abitazioni. Una giornata diversa dalle altre che, comunque, sono inimmaginabili ormai da settimane. Si è preparata di tutto punto, un filo di trucco e i lunghi capelli raccolti con cura. Ha indossato il tailleur e ha aspettato che tutto avesse inizio. Nessuna lezione a distanza, macché. Livia Moffa ha discusso la sua tesi di laurea in Medicina dalla sua abitazione. Procedura insolita ma al tempo stesso ormai quasi normale ai tempi del Covid-19. Per Livia, però, straordinarietà nella normalità perché il suo è un isolamento doppio: non solo non può uscire di casa, come ogni italiano ormai. Lei non può uscire nemmeno dal suo paese: vive a Riccia, una delle zone rosse del Molise. E per fortuna che la tecnologia fa miracoli e che l’Unimol – guidata dal rettore Brunese – non si è fatta trovare impreparata: nessun rinvio per le sedute di laurea in Medicina e Scienze infermieristiche. Non si può perdere tempo prezioso, servono tutte le professionalità possibili per combattere una guerra impari, contro il nemico invisibile. E così l’altro ieri mattina, alle 9.30, assieme a cinque colleghi del suo corso di laurea, Livia ha discusso la tesi nel suo salotto, collegata con le abitazioni dei professori che l’hanno accompagnata alla meta. Alle 11.30 la proclamazione. E la gioia, incontenibile, per il risultato raggiunto e per le difficoltà superate. «Ancora non realizzo, a dire il vero – dice a telefono con cortesia la sua voce delicata e gentile – è stato tutto velocissimo ma ugualmente bello. Certo non è una situazione normale ma questa era l’unica soluzione». Ognuno a casa propria. E Livia, nel suo salotto, era accompagnata dalla famiglia, «anche se mio fratello non c’è» aggiunge con rammarico, che si è data da fare per non farle pesare questa straordinarietà. Per festeggiare il risultato. «Non ho acquistato l’abito che avrei voluto indossare, ne ho riciclato uno che avevo – racconta e si avverte che sorride mentre riavvolge il nastro di una esperienza fuori dall’ordinario -, niente fiori ma la corona d’alloro sì, l’ha confezionata il mio papà che si è improvvisato giardiniere». Ora ricomincia a contare i giorni, le ore, i minuti. Perché per lei adesso entra in gioco la voglia di cominciare davvero a mettere in pratica quello che ha studiato con determinazione. «Aspetto di sapere del tirocinio post laurea, dovrei cominciare il 7 aprile e non so se sarò a disposizione negli ospedali, in protezione civile. Aspetto di conoscere dove sarò assegnata». Livia conta i giorni ma non avverte ansia. «Tutti mi ripetono che ci sarà tempo per festeggiare. Ma io sono felice, sono stata fortunata nel raggiungere il mio sogno di sempre nonostante il caos». Terminare il percorso di studi ed entrare nel mondo della sanità nel momento più difficile, e anche più pericoloso. «Non ho paura – dice Livia con fierezza – voglio essere utile, voglio aiutare anche se la mia esperienza è limitata al percorso di studio che ho affrontato fino ad ora. Ho scelto questa strada con la consapevolezza che comunque non sarebbe stata facile». È vero Livia, ci sarà tempo per festeggiare. E speriamo con te che sarà il prima possibile.
lucia sammartino

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