Nessun nuovo contagio in 24 ore. Dopo l’impennata, una frenata che fa ben sperare. Per quanto il signor coronavirus ci abbia abituato alla sua inaffidabilità.
Aumentano, invece, i tamponi effettuati: siamo a 1.632. Anche il numero dei decessi, per fortuna, resta fermo a 13.
Il bollettino del 6 aprile
Sono 222 le persone risultate positive al Sars-Cov2 in Molise dall’inizio dell’emergenza, 1.632 i test somministrati e 1.510 quelli negativi. Alle 18 di ieri i ricoveri al Cardarelli erano 27: 22 in malattie infettive, 4 in terapia intensiva e 1 in sub intensiva. C’è poi il paziente positivo ricoverato in ortopedia al Veneziale. E ci sono i 9 al Neuromed. I positivi isolati al domicilio sono 168, 148 mai ospedalizzati e 20 dimessi.
Larino centro Covid: ma i positivi che peggiorano per ora li può curare solo il Cardarelli
Nel giorno in cui passa la mozione che sancisce la proposta che Iorio sta avanzando da qualche settimana (Larino e Venafro centri Covid, con il Vietri che diventa, o meglio diventerà, riferimento con un reparto di malattie infettive), un’ambulanza del 118 trasporta dall’ospedale frentano a Campobasso un anziano di Cercemaggiore: positivo, le sue condizioni sono peggiorate e al momento l’unica assistenza possibile ed efficace per lui è solo quella del Cardarelli.
La mozione è un atto di indirizzo che il presidente Toma trasferirà all’Asrem, chiamata – spiega – a darvi attuazione. Per il Ss Rosario è presto fatto, e peraltro già all’unità di crisi di domenica – dopo l’esplosione del caso ‘rsa’ di Agnone e la positività dei cinque anziani di Cerce trasferiti venerdì a Larino – i vertici Asrem avevano comunicato l’intenzione di rivedere il piano di gestione dell’emergenza istituendo aree Covid pure nei due ospedali di comunità. A Venafro gli asintomatici, si parte con i vecchietti di Tavola Osca e Madre Teresa di Calcutta.
Toma ribadisce: meno politica e più istituzioni, ho ereditato una sanità ai minimi termini
La mozione bipartisan approvata gli dà mandato, fra le altre cose, di sollecitare i commissari alla firma dell’accordo coi privati. Un’arma politica in più. Per quanto, ribadisce il governatore Toma, «oggi c’è bisogno di meno politica e più istituzioni, basta equivoci e trucchetti, corse a chi arriva prima». Domenica un accenno all’intenzione di cambiare, dopo l’emergenza, la sanità che ha ereditato e che non va bene a suo parere. «Chi oggi fa scuola in Consiglio – aggiunge dopo la seduta di Palazzo D’Aimmo – mi ha lasciato una sanità ai minimi termini». E si riferisce, spiega a precisa domanda, a Fanelli e Facciolla: sostenevano o erano parte del governo Frattura «che ha fatto tagli certo su indicazione dei Ministeri, ma comunque non sono state chieste deroghe al Balduzzi. Se avessimo un Dea di II livello come ce l’ha la Basilicata, avremmo potuto destinare uno spoke a centro esclusivamente Covid. E ancora precedentemente al governo Frattura – precisa ancora – quando è stato fatto il debito sanitario». La causa e poi gli effetti (i tagli) che gli hanno ‘costruito’ questa eredità.

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