Il Covid ha fermato – per il tempo del lockdown e ora c’è da capire quanto riuscirà a riprendersi – l’economia molisana che stava già vivendo una fase di rallentamento.
In base alle stime Prometeia, nel 2019 il Pil regionale cresce dello 0,7%. Cioè, mezzo punto in meno rispetto all’anno precedente. Tuttavia, rassicurano in questo senso le proiezioni di Bankitalia, l’impatto della crisi in Molise, come nel resto del Mezzogiorno, sarà minore che nella media nazionale. E il tessuto produttivo affronta questa congiuntura in condizioni economiche migliori che in precedenza. «È aumentata la resilienza», ha sottolineato Marcello Malamisura, direttore della filiale di Campobasso della Banca d’Italia.
È stato presentato ieri il rapporto sull’economia regionale, in modalità videoconferenza come imposto proprio dalle misure di contenimento del contagio ancora in vigore.
Nei suoi indirizzi di saluto il rettore dell’Unimol Luca Brunese ha evidenziato come «la benzina usata in questi mesi per la ripartenza finirà» e per questo è importante mettere in campo iniziative anche territoriali di più ampio respiro.
Poi l’analisi del direttore Malamisura. Che si è soffermato in particolare sui risultati dell’indagine straordinaria sugli effetti del coronavirus sulle imprese: significativo calo della domanda interna, oltre a difficoltà logistiche e rallentamenti negli approvvigionamenti che hanno ostacolato la produzione. In risposta all’emergenza sono state previste rimodulazioni delle prestazioni lavorative dei dipendenti, in termini quantitativi ma anche attraverso il ricorso al lavoro agile.
Qualche mese prima, nel 2019, aveva rallentato il terziario mentre le costruzioni avevano mostrato un parziale recupero, associato a un aumento delle ore lavorate nell’edilizia. Per l’anno in corso, però naturalmente, la produzione potrebbe risentire della temporanea chiusura dei cantieri disposta a seguito dell’emergenza sanitaria. Nei servizi l’attività ha rallentato, anche per effetto dell’indebolimento dei consumi nel comparto del commercio. Le attività di alloggio e ristorazione, già penalizzate dal calo di presenze dello scorso anno, sono tra le più esposte agli effetti delle misure di contenimento della pandemia. Le limitazioni imposte alla mobilità hanno inciso in modo diretto anche sul settore dei trasporti.
Tuttavia, la selezione ‘naturale’ avviata dalla crisi nel 2008 ha reso le imprese più forti: o meglio, resta solo chi è più forte, quindi ha recuperato redditività e ridotto l’indebitamento. E si è più ptonti ad affrontare le crisi. Sulla stessa lunghezza d’onda del governatore Ignazio Visco – che è tornato a incalzare qualche giorno fa il governo sulla riforma complessiva del fisco e più in generale su un piano per la crescita – Malamisura ha concluso: «Insieme ce la faremo, ma occorre partire dai punti di forza, senza ignorare quelli di debolezza».
Ad Andrea Filippone e Marco Manile è toccata la presentazione del rapporto più in dettaglio.
Partendo dal brusco deterioramento, causa Covid, del clima di fiducia fra imprese e famiglie, Filippone ha illustrato i particolari dell’indagine straordinaria che ha coinvolto un campione di imprese con almeno 20 addetti. Alla data delle interviste, metà marzo, oltre i tre quarti delle imprese industriali del campione avevano già sperimentato effetti negativi sulla propria attività; più della metà stimava un calo del fatturato superiore al 30% nel primo semestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La strategia di risposta più ricorrente? Interventi sulle politiche del personale (riduzione degli occupati o dell’orario di lavoro, ricorso alla cassa integrazione, rotazione del personale e ricorso al lavoro agile).
Riguardo al mercato del lavoro, nel 2019 l’occupazione è cresciuta, anche se meno intensamente che nel 2018. Il numero degli occupati ha fatto segnare un +1,6% (era 2,3 nel 2018).
L’emergenza sanitaria ha prodotto notevoli effetti sul mercato del lavoro: secondo le stime dell’Istat, oltre il 30% dei lavoratori molisani è impiegato nei settori temporaneamente sospesi, una quota di poco inferiore alla media italiana. I dati preliminari sul 2020 (disponibili fino al 23 aprile) mostrano un forte calo delle assunzioni nel settore privato (-40%), concentrato nella seconda parte del periodo osservato.
Tra le prestazioni di disoccupazione erogate dall’Inps, nel 2019 l’accesso alla Naspi è stato richiesto
da poco più di 11.000 lavoratori dipendenti che avevano perso l’impiego, lo 0,6% in più dell’anno precedente. Dopo un iniziale calo nel primo bimestre del 2020, le domande di sussidio presentate dal 1° marzo al 9 maggio 2020 sono aumentate di oltre il 20%. Anche la cassa integrazione ha avuto un boom: nei primi quattro dell’anno le ore autorizzate si sono quadruplicate.
Se la pandemia ha trovato l’economia molisana in rallentamento, è anche vero che si era ridotta la rischiosità del credito tornando a livelli in linea con quelli pre crisi finanziaria globale. A questo risultato, ha argomentato Manile, ha contribuito in larga parte il sensibile miglioramento delle condizioni finanziarie delle imprese.
Quanto alle famiglie, nel 2019 la dinamica dei redditi è rimasta positiva. Dopo la flessione causata dalla crisi, tuttavia, il recupero è stato più debole e discontinuo che nel resto del Paese. Le conseguenze della pandemia rischiano di invertire la tendenza osservata nell’ultimo biennio, quando erano emersi maggiori segnali di ripresa. Il basso livello di indebitamento e gli interventi di sostegno adottati dalle autorità possono contribuire ad attenuare gli effetti del calo del reddito disponibile sulla sostenibilità del debito delle famiglie.
Anche gli enti pubblici, infine, risentiranno nell’anno in corso degli effetti economici della pandemia: minori entrate connesse al calo dell’attività e maggiori spese necessarie per fronteggiare l’emergenza.

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