Da 20 a 75 operai contagiati in due giorni. L’esplosione del cluster all’Imac di Caivano sta avendo conseguenze anche in Molise. Il mattatoio della provincia di Napoli, infatti, è quello che produce per Aia, è il macello di riferimento del gruppo Veronesi per i polli che alleva in Molise.
Chiuso per sanificazione dall’Asl Napoli 2, è difficile che con così tanti dipendenti in quarantena l’impianto possa tornare subito ai volumi ordinari. In questi giorni dal Molise i camion che trasportano i polli degli allevatori che lavorano con Aia viaggiano in ogni direzione possibile: verso i macelli di Veronesi al Nord, verso Mosciano Sant’Angelo dove Amadori dà una mano allo storico rivale, perfino verso la Sicilia. Una quota viene prodotta dalla Avimecc di Leocata. Aia, Amadori, Leocata: nella triangolazione creata dal Covid ci sono i nomi di tutti i protagonisti degli anni più duri per la filiera avicola molisana. Senza un macello sul territorio, nessuna ripartenza sarà mai tale. Ci provò Leocata nel 2013 ad acquisire la filiera. Il no degli allevatori di ovaiole, tutti Aia, fece saltare l’accordo. Nel 2016 è stato Amadori a mandare all’aria il progetto della Dasco (che avrebbe prodotto anche per Aia).
Tutti i gruppi nazionali puntano alla filiera bassa: le condizioni bioclimatiche e il know how degli allevatori molisani garantiscono il prodotto. Ma va da sé che se la macellazione avviene a chilometri di distanza, chilometri di viaggi, anche la qualità ne risente. Soprattutto, la filiera non porta al Molise la ricchezza e i livelli occupazionali che sarebbe in grado di sviluppare se fosse completa in loco. Negli ultimi mesi ci stanno provando gli allevatori della Tripla A: puntano a realizzare un macello in regione, anche piccolo per partire.
Intanto dal vescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini, alla vigilia del sit-in che si terrà stamane in Consiglio, un appello per la Gam. Alla Regione ricorda «l’obbligo morale di mantenere gli impegni presi in passato, sotto altre amministrazioni regionali, per rendere attrattiva l’area matesina della filiera», non da imprenditore ma creando le condizioni per incentivare gli investimenti dei privati, anche attraverso il rifinanziamento dell’area di crisi da ottenere a Roma. Agli operai, infine, un monito: la cassa integrazione va continuata ma rivista perché stimoli davvero a rientrare al lavoro.
r.i.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.