Doppia manifestazione di protesta sia dei titolari degli esercizi pubblici – che da ieri serrano le saracinesche alle 18 – che degli imprenditori di quelle attività che hanno dovuto chiudere almeno fino al 24 novembre per effetto delle prescrizioni contenute nel nuovo decreto del presidente del Consiglio di ministri, emanato a seguito dell’aumento esponenziale dei contagi da Covid 19. La prima manifestazione oggi pomeriggio, alle 15.30, davanti alla sede del Consiglio regionale (convocato per la seduta ordinaria alle 9.30, ndr), la seconda giovedì mattina, alle 10.30, in piazza Prefettura, sotto il Palazzo di Governo. Ristoratori, proprietari di locali di intrattenimento, imprenditori dei settori sportivi (palestre e piscine) colpiti duramente dalle decisioni assunte dal Governo. Gli stessi che hanno affrontato un lungo periodo di lockdown nella scorsa primavera e che, con coraggio e determinazione, si sono adeguati ai protocolli di sicurezza per ripartire con le proprie attività. Si concentreranno – nel rispetto dei protocolli di sicurezza e del distanziamento – davanti alla sede del Consiglio regionale per far sentire alla politica la propria voce, per chiedere che le promesse di aiuti e sostegni siano mantenute. Giovedì mattina, sotto le finestre del Palazzo di Governo, si alterneranno al microfono per raccontare le difficoltà di ogni settore coinvolto dall’ulteriore stretta imposta dal Dpcm. Manifestazioni pacifiche, è evidente, che intendono dare voce alle preoccupazioni, ai timori legati alle scelte del Governo che potrebbero penalizzare comparti economici sofferenti, che rischiano di non rialzarsi. «Un colpo di mano per coprire errori, sprechi e mancati controlli dopo il “liberi tutti” – spiega Paolo Santangelo, presidente Apem-FederComtur -. Solo promesse – insiste – su incentivi e ristori economici che non arriveranno a breve e saranno comunque insufficienti considerando quanto già patito dalle imprese a marzo. Una decisione del genere – dice, riferendosi al contenuto del Dpcm del 24 ottobre scorso – è come un coprifuoco e forse anche di più. Noi non siamo irresponsabili rispetto alla gravissima situazione sanitaria ma se siamo in questa situazione è colpa di chi in 6 mesi non ha fatto nulla».

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