C’è un Molise fuori dal Molise: una emorragia antica, fatta di emigrazione verso i paesi del Sud America negli anni del dopoguerra che però non si è mai fermata. Ha cambiato rotta, privilegiando negli ultimi anni i paesi europei, ma senza arrestarsi mai. E mentre migliaia di corregionali preparano ‘armi e bagagli’ e si trasferiscono all’estero, decine di piccoli borghi arroccati sulle montagne si spopolano, giorno dopo giorno. Una storia attuale ma non nuova quella raccontata dal Rapporto Italiani nel Mondo 2020, pubblicato in questi giorni dalla Fondazione Migrantes. Don Alberto Conti, attivissimo parroco della diocesi di Trivento, ha alzato da tempo il velo sui numeri di questo esodo e sui rischi della desertificazione, umana prima e poi dei servizi che via via spariscono assieme ai residenti da paesi sempre più vuoti e silenziosi. Segno dei tempi, apertura ad un mondo che non conosce più confini se non quelli imposti, da sei mesi a questa parte, dalla pandemia. L’innata curiosità dell’uomo ma anche l’istinto di sopravvivenza, la ricerca di una esistenza felice che, è evidente, qui non è dato vivere. «In questo quadro di complessità di una umanità in movimento – si legge nel rapporto – anche l’Italia ha fatto la sua parte sia nel ricevere migranti di altri paesi sia nell’essere, essa stessa, nuovamente protagonista di partenze e, raramente, di ritorni». Ecco, è questo il punto dolente. Si parte ma raramente si torna. L’iscrizione all’Aire, associazione italiana residenti all’estero, è la prima prova provata dell’esodo: sono oltre 91mila i molisani che vivono stabilmente all’estero, nell’ultimo anno sono partiti in 900 (431 donne e 469 uomini). Nel 2006 gli italiani regolarmente iscritti erano poco più di 3 milioni, nel 2020 hanno raggiunto i 5 milioni e mezzo. Nel triennio 2017-2020 i molisani erano il 14,5% del totale degli iscritti ma è nell’ultimo anno che si è toccato il record. Il 18,1%, contro un incremento medio dell’1,8%. Negli ultimi quindici anni, la presenza italiana all’estero si è consacrata euroamericana ma oggi la nuova mobilità interessa soprattutto l’Europa e anche l’Oriente. «L’Italia che cresce è quella che ha messo radici all’estero – si annota nel report -, l’unica comunità che cresce di un’Italia sempre più longeva e spopolata». Oltre confine vivono 5,5 milioni di italiani, 198mila iscrizioni in più rispetto all’anno precedente (con una variazione del 3,6%). Se a livello nazionale la popolazione residente si è ridotta di quasi 189 mila unità, gli iscritti all’Aire sono aumentati nell’ultimo anno del 3,7% che diventa il 7,3% nell’ultimo triennio. La presenza italiana nel mondo è soprattutto meridionale (2,6 milioni, 48,1%) di cui il 16,6% (poco più di 908 mila) delle isole. Dal confronto tra gli iscritti all’Aire e la popolazione residente emergono il dato emblema che racconta, con la forza dei numeri, il Molise e ne disegna un futuro assolutamente a tinte fosche. Che certifica come la mobilità verso l’estero sia strutturale e quanto questa incida ancora nella sopravvivenza dei piccoli borghi. Castelbottaccio, Campobasso: ogni cento residenti, 269 sono quelli che vivono fuori, in altre nazioni. Lontano. E che non torneranno più.

ppm

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