Giuseppe De Filippo è convinto che ci saranno solo vincitori. Parla di «rapporto costo-beneficio enorme sia per la Puglia che per il Molise, in una logica win win». Giuseppe De Filippo è il presidente del Consorzio di bonifica della Capitanata, vasta zona della «Puglia assetata» che punta decisamente a portare a casa l’intesa con l’amministrazione Toma sul modello dell’accordo quadro con la Basilicata. Ci punta talmente tanto il confermato governatore Emiliano, scrive L’Immediato, ha congelato per ora «la partita di idee già ritenute valide e potenzialmente finanziabili nell’ambito del Recovery fund».
L’obiettivo è portare dai 40 ai 70 milioni di metri cubi d’acqua (una disponibilità media di 50 milioni) all’anno dal Liscione a Finocchito, impianto di ripartizione e potabilizzazione che poi convoglierebbe l’oro blu molisano direttamente nelle case dei foggiani. Prima vittoria per la Puglia. Metri cubi che non sarebbero più drenati dalla diga di Occhito che a quel punto potrebbe aumentare la dotazione destinata all’uso irriguo, quindi agli agricoltori della Capitanata. Altra vittoria per la Puglia.
Nella logica win win citata da De Filippo ci si chiede: il Molise cosa e quando vince?
Nella conferenza stampa di ieri a Foggia l’aggiornamento di quanto emerso a giugno scorso, dopo il primo incontro tecnico sul progetto di realizzazione di una condotta da dieci chilometri da Guardialfiera a Finocchito (che si trova a Casalvecchio di Puglia). Intanto, un’idea economica del ristoro: ipotesi più accreditata 7 centesimi a metro cubo, quindi 5 milioni all’anno per le casse del Molise. E poi, è stato più volte ribadito ieri dal vicepresidente della Puglia Piemontese, il Molise «oggi non riesce ad utilizzare tutta l’acqua a propria disposizione quindi molta va dispersa». Finisce in mare, dicono i pugliesi. Se in precedenza si era parlato di acqua in eccedenza che sarebbe andata alla Puglia, ora è quella che il Molise disperde. Concetto assai diverso da eccedenza.
Già a giugno inoltre, la testata locale Foggia città – che spinge non poco per l’intesa – citava altri vantaggi per la XX Regione, già esportatrice d’acqua a destra e a manca. «La nuova condotta invece attiverebbe un piano virtuoso di circolazione idrica con uno schema definito dai tecnici “ad anello”, in grado di approvvigionare oltre che la Puglia anche i terreni del basso Molise. L’aggiornamento del sistema idraulico sarebbe in tal modo reciproco, con un ristoro “tecnico oltre che economico” soprattutto per la regione frontaliera (il Molise, ndr) che potrebbe finalmente spendere i 160 milioni di euro assegnati dalla legge Obiettivo per nuove infrastrutture irrigue».
Sempre De Filippo, in modo più diretto, aggiungeva: «Il sistema tecnico della condotta di derivazione da ponte Liscione a Finocchito permetterà di non ricorrere alle pompe di sollevamento oggi necessarie per irrigare i terreni agricoli del basso Molise, facendo aumentare a dismisura i costi dell’intervento e il costo dell’acqua per gli agricoltori molisani che passerebbe dagli attuali 7 centesimi a metro cubo a circa 35».
Certo, dal ristoro ambientale, si è passati a parlare di quello economico. Qualche altro dato sull’impianto da realizzare viene fuori dalla riunione del 10 giugno, definita interlocutoria anche perché la prima sul punto. Ma fu comunque costituito un gruppo di lavoro per elaborare uno studio di fattibilità. Per il Molise c’erano il capo dipartimento Pillarella, delegato dal governatore Toma, e i rappresentanti del Consorzio di bonifica larinese Napoli e Di Vito. Il Consorzio ha in corso un intervento per le opere di irrigazione del basso Molise con le acque di Biferno e Fortore, finanziato e in esecuzione. Alla riunione i vertici anticiparono che le opere in appalto sarebbero state rifunzionalizzate in modo da «costituire un primo tratto della dorsale di collegamento tra gli schemi idrici Biferno e Fortore». Un passo abbastanza concreto, di fatto, in attesa che la palla passi dai tecnici alla politica. E su quel fronte ieri il vice di Emiliano ha confermato le interlocuzioni fra i due presidenti.
Cosa fatta? Qualche euro sopra l’operazione ci si potrebbe già scommettere. Non prima di aver trovato la risposta a qualche altra domanda. Per esempio: se il Consorzio di bonifica larinese ha riadattato le sue opere in appalto in modo che siano il primo tratto di questa operazione, chi la paga in verità? E in che percentuali? Inoltre, l’acqua che il Molise disperde non sarebbe utile prima a dissetare campi e case del basso Molise (tornando a un concetto di eccedenza a quel punto) che, nonostante l’attivazione del Molisano centrale, è stato anche di recente protagonista di crisi idriche? Quindi, alla fine dei conti, perché la Puglia insiste che in questa partita vincono tutti?

rita iacobucci

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