Dopo cinque settimane di crescita, l’indice di trasmissibilità medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,97 (range 0,85-1,11), dunque in diminuzione. Il Molise resta sulle montagne russe: se la scorsa settimana il suo Rt era il più basso d’Italia (0,7) adesso si è ripreso la vetta: 1,38 nel valore medio e 0,97 in quello minimo.
Come in diminuzione è il rischio – spiega l’Iss nel monitoraggio settimanale – di una epidemia non controllata e non gestibile nel Paese dovuta principalmente a una riduzione della probabilità di trasmissione di SarsCov2 ma in un contesto in cui «l’impatto sui servizi assistenziali rimane alto nella maggior parte delle Regioni».
Quanto ai colori, restano in zona gialla Campania, Toscana, Basilicata, Molise, Provincia di Trento. In arancione sono confermate Abruzzo, Calabria, Emilia, Friuli, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Val d’Aosta. Provincia di Bolzano e Sicilia rosse, la Lombardia invece torna arancione, era stata dichiarata rossa per un errore nei dati valutati la scorsa settimana.
Complessivamente, sono quattro le Regioni con una classificazione di rischio alto (contro le 11 la settimana precedente); 11 con rischio moderato (di cui cinque ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane e fra queste rimane il Molise) e sei con rischio basso. Sicilia e Puglia hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2. Le altre hanno un Rt puntuale compatibili con uno scenario tipo uno.
Umbria e una Provincia di Bolzano sono state classificate a rischio alto per la terza settimana consecutiva e questo prevede specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale.
Sono 12 le Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (stesso numero della settimana scorsa). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale, invece, è sceso sotto la soglia critica (30%).
Il Molise ha un’allerta relativa alla resilienza dei servizi sanitari territoriali: è quella che riguarda la percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting per mese. L’allerta, spiega la legenda del report Iss, scatta quando è in aumento il trend in setting ospedalieri o in pronto soccorsi (il pensiero va ai cluster individuati al Cardarelli, ndr).
In generale, l’epidemia resta in una fase delicata, si legge nel monitoraggio, e un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. Tale tendenza a livello nazionale sottende infatti forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive.

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