Si susseguono in queste ore le disposizioni di ritiro delle mascherine Ffp2 e Ffp3 arrivate dalla Cina e distribuite anche ad Asl e ospedali da luglio 2020 ad oggi.
Si tratta di 250 milioni di dispositivi, la metà di quelli importati in Italia dall’inizio della pandemia. Sono appartenenti a 12 lotti, dal Cts e dalla struttura commissariale allora guidata da Domenico Arcuri le mascherine erano state giudicate conformi all’uso in ambito sanitario.
A fine marzo, invece, il sequestro della magistratura penale friulana dopo l’allarme lanciato dalla Asl di Gorizia che aveva chiesto di effettuare approfondimenti sulla qualità dei prodotti.
Le prove di laboratorio realizzate su un campione significativo hanno messo in luce l’inefficacia del filtraggio: una capacità fino a dieci volte inferiore allo standard. Prima c’è stato il sequestro delle rimanenze nei magazzini della struttura commissariale nazionale, poi l’estensione del provvedimento ai residui di quei lotti in giro per l’Italia.
Anche in Molise le mascherine incriminate sono state distribuite agli operatori sanitari e anche in Molise in queste ore sono state ritirate, fra gli altri dal servizio 118 che in questi mesi le aveva usate.
La Protezione civile regionale ha richiamato dalla farmacia del Cardarelli – a cui consegna i dispositivi destinati a strutture e operatori sanitari – le rimanenze dei lotti sequestrati. E nel frattempo, come concordato con la Guardia di Finanza di Gorizia, ha messo da parte il quantitativo che era ancora in magazzino ed è – spiega il direttore Manuele Brasiello – significativo. Più o meno 40-50 scatole da 2mila mascherine ognuna. Con gli organi inquirenti sarà poi concordata la modalità con cui i dispositivi sequestrati saranno materialmente presi in consegna dalla Finanza che quindi darà corso effettivo al sequestro.
Per l’acquisto delle mascherine dalla Cina, l’ex commissario Arcuri è indagato (in questo caso dalla procura di Roma) per peculato.

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