Dal 26 aprile tornano le zone gialle, da quelle arancioni o rosse si uscirà solo con una certificazione verde (guariti dal Covid, vaccinati o negativi al tampone rapido o molecolare).
Quanto ai ristoranti, in giallo, da lunedì aperti a pranzo e cena all’aperto, dal 1 giugno anche al chiuso ma solo a pranzo. Sono alcune delle misure previste nella bozza del nuovo decreto che dovrebbe arrivare oggi in Cdm. Dal 15 maggio, via alle piscine all’aperto e i centri commerciali tornano a riaprire nei festivi. Per le scuole superiori dad dal 50 al 75% in zona rossa, mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza deve essere garantita ad almeno il 60% e fino al 100%. È uno dei punti dibattuti nell’incontro di ieri fra governo e Regioni.
Comunque, si riparte. Ma, per esempio, il direttore del dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova Andrea Crisanti è scettico sul «rischio calcolato e ragionato» cui ha fatto cenno il premier Draghi per spiegare il percorso che ha portato alla decisione. «I numeri non giustificano le decisioni del governo. Quanti morti di Covid-19 siamo disposti a tollerare?», ha detto fra l’altro. «Vorrei capire cosa è stato calcolato e ragionato. L’Inghilterra è arrivata a queste scelte con 15 morti al giorno, 2mila casi e il 70% della popolazione vaccinata». Valutazioni che abbiamo posto all’attenzione dei sindaci dei centri più grandi del Molise, di due dirigenti scolastici, di un consigliere regionale di opposizione e del governatore.
Donato Toma, in particolare, è d’accordo con Draghi: «La scienza ci dà dei parametri, ma poi è la politica a dover scegliere tenendo in considerazione diversi fattori, anche la situazione socio-economica oltre a quella sanitaria. E la politica prende decisioni, come ha detto il premier, stabilendo un rischio ragionato. Sono favorevole, quindi, a riaperture controllate. Dobbiamo ripartire con la consapevolezza che le regole anti contagio vanno rispettate». Quanto alla situazione del Molise, la sintetizza così: «Prognosi in evoluzione positiva. Dobbiamo continuare a essere particolarmente prudenti. Ma gli sforzi compiuti hanno dato risultati. In settimana credo inaugureremo altre sei terapie intensive, sperando di non doverle utilizzare e con la nuova struttura commissariale della sanità c’è una sinergia produttiva e positiva».
Le domande a cui ha risposto Toma sono le stesse che abbiamo posto anche agli altri:
È favorevole o contrario alle riaperture? Come giudica la situazione in regione (nel suo Comune, nella sua scuola)? Ecco cosa hanno risposto.

Roberto Gravina – sindaco di Campobasso

«Dopo le premesse di uno scienziato, non posso certo risponderle con un sì o con un no. Credo che l’esperienza qualcosa insegni, sia quella meno recente dello scorso anno, sia quella recentissima della Sardegna. Lo scorso anno avevamo una circolazione del virus molto bassa e questo certamente ha aiutato. Oggi la situazione è ben diversa e l’esempio sardo ne è la riprova.
Quindi non si tratta di rispondere in modo semplicistico ma con cognizione di causa, almeno quella esperienziale, visto che quella scientifica compete ad altri.
Si può aprire, quindi, se il comitato tecnico scientifico dirà sì, perché il meteo ci aiuterà certamente, ma se non saremo bravi a limitare la circolazione del virus rischiamo di rovinare anche l’inizio della stagione estiva, il che davvero sarebbe una iattura per tutti e per la stagione turistica.
Ora bisogna azzerare i costi fissi di tutte le attività che nonostante siano chiuse, sono alle prese con spese certamente non giustificabili. Le riaperture, quindi, sono doverose ma attenzione alle ore serali e soprattutto, spero che si consenta, sempre in sicurezza, comprese le aree interne dei locali altrimenti si avrebbe una disparità non accettabile».

«A Campobasso abbiamo avuto degli incrementi di contagi legati soprattutto a comportamenti sbagliati durante le festività pasquali.
Ad ogni modo, nonostante due giornate con numeri molto alti, la situazione sembra in fase di assestamento. Ovviamente ci sono molte persone in isolamento fiduciario ma è la prassi da seguire in questi casi. Verifichiamo i prossimi giorni ma sono fiducioso che la situazione resti gestibile in sicurezza per tutti, studenti e famiglie in primis».

«Dopo oltre un anno di sacrifici e dopo aver osservato il comportamento dei nostri concittadini, nella stragrande maggioranza dei casi esemplare, ritengo che il governo debba riaprire con criterio le attività e le scuole. Ovviamente è giusto farlo seguendo con attenzione l’andamento dei contagi in modo da calibrare al meglio le riaperture.
Bisogna fare attenzione e il governo deve essere bravo a far comprendere la delicatezza del momento. La storia recente ci insegna che ogni fase di allentamento delle misure va accompagnato con una maggiore attenzione alle misure di contenimento. I comportamenti raccomandati da un anno sono ancora più importanti oggi, perché mai come ora il buon senso può fare la differenza.
Ad ogni modo chi guida le istituzioni in piena emergenza deve saper bilanciare tra salute pubblica e difficoltà economiche, deve avere il coraggio delle proprie scelte, purché siano nell’esclusivo interesse dei cittadini».

Andrea Greco – capogruppo dei 5 Stelle in Regione

«In Molise, stando ai numeri comunicati, il contagio sta rallentando grazie ai sacrifici dei molisani e grazie alla campagna vaccinale, che nonostante tutto spero abbia superato definitivamente le mille incertezze iniziali. Dopo le nostre denunce, penso agli sparuti punti vaccinali, penso alle file al gelo degli over 80 o ai ritardi delle categorie fragili, penso ancora ai problemi dei punti vaccini in basso Molise, il piano vaccini va ora intensificato di settimana in settimana.
Purtroppo, però, la fallimentare gestione della pandemia impone comunque al Molise di seguire l’andamento del contagio con la massima attenzione. Da oltre un anno rincorriamo il virus e continuiamo a farlo. Intanto, la pressione sociale cresce e cresce la disperazione di tanti, troppi molisani. La Regione, però, deve entrare nell’ottica che le riaperture non bastano se non sono accompagnate da ristori economici imminenti e adeguati. E su questo fronte siamo costretti a denunciare ancora ritardi.
Mi riferisco alle tante imprese e ai tantissimi professionisti molisani che hanno partecipato alla seconda edizione dei bandi regionali per accedere alle sovvenzioni a fondo perduto. Solo dopo la nostra prima denuncia sono stati pubblicati i primi due elenchi, che si riferivano alle istanze presentate dalle imprese con fatturato 2019 inferiore ai 200 mila euro. Era il 24 marzo e da allora nessuno ha saputo più nulla. Un mese di silenzio in piena crisi sanitaria, economica e sociale è un’offesa nei confronti di tanti cittadini, tante famiglie e tante aziende».

Francesco Roberti – sindaco di Termoli

«Non è facile in questa fase pronunciarsi sul fatto se sia giusto o sbagliato riaprire. Sappiamo però che è necessario farlo per consentire a tutto il tessuto socio-economico di riprendere il proprio cammino. Tutte le attività hanno bisogno di riaprire, tuttavia è fondamentale continuare a rispettare le regole per non tornare indietro. Le vaccinazioni ci offrono la possibilità di avvicinarci alla risoluzione del problema e tornare alla normalità. Ma è impensabile non continuare a darsi delle regole».

«Per quanto riguarda Termoli, la situazione emergenziale pare al momento essere rientrata. I contagi sono notevolmente calati grazie alle tempestive azioni adottate a seguito della variante inglese che ha messo in ginocchio non solo Termoli ma l’intero basso Molise. Tuttavia grazie all’impegno di tutti, siamo riusciti a superare le criticità ma adesso, proprio in virtù delle riaperture, ognuno dovrà essere responsabile delle proprie azioni. Per i comuni, con i mezzi a disposizione, non è stato semplice affrontare questa fase della pandemia. Sono state messe in campo tutte le azioni possibili ed oggi, ancora una volta, mi sento di rivolgere un nuovo appello ai miei concittadini affinché tutti siano consapevoli di quello che ci aspetta. Siamo ancora lontani dallo sconfiggere il coronavirus, quindi rimane fondamentale comportarsi in un certo modo e all’insegna del rispetto reciproco».

Alfredo Ricci – sindaco di Venafro

«Continuare a tenere tutto chiuso come è stato negli ultimi mesi non era più sostenibile economicamente e socialmente. C’è troppa stanchezza in giro. Credo che la riapertura sia innanzitutto un atto di realismo: diversamente, le elusioni delle limitazioni Covid sarebbero state sempre maggiori, sia negli spostamenti sia nel lavoro, con crescenti tensioni tra cittadini e tra cittadini e forze dell’ordine. Restano in tutti, anche in me, dei timori legati a una campagna vaccinale che avremmo tutti pensato essere più veloce a livello nazionale. Ma arriva il momento in cui le decisioni devono prendersi. La scienza mette a disposizione della politica i dati e gli strumenti per leggerli, ma, poi, la politica deve assumersi la responsabilità di decidere sulla base di una valutazione complessiva. E il governo Draghi dimostra sempre di più di essere un governo che sa assumersi le proprie responsabilità con serietà, ragionevolezza ma anche senza paura. Per la scuola forse una maggiore riflessione potrebbe esserci, d’altronde la vera differenza ci sarebbe solo per le superiori che al momento restano in presenza per non oltre il 75%. E le superiori anche da noi sono le scuole che più risentono dei problemi del trasporto pubblico. Ma se sarà confermata la riapertura totale credo che potremmo dirci pronti, visto che già a settembre abbiamo aperto al 100% in presenza, e da allora sono stati fatti ulteriori passi in avanti, non da ultimo i vaccini sul personale scolastico. La differenza la faranno i comportamenti individuali. Riaprire non significa liberi tutti. E se vogliamo evitare di ritrovarci tra qualche mese nelle stesse condizioni dell’ultimo trimestre del 2020 è assolutamente necessario che ognuno continui ad osservare le precauzioni che abbiamo imparato e mantenga un atteggiamento di prudenza, pur in un contesto di ripartenza».

«Venafro in questo anno è l’unico, tra i principali centri della nostra Regione, a non avere avuto mai un’esplosione di contagi. Forse vi è stata un po’ di fortuna. Ma anche un costante lavoro sinergico tra le istituzioni, a partire dal Comune nelle disposizioni specifiche impartite e nel raccordo continuo con i cittadini e le altre autorità, per passare per il dipartimento Prevenzione Asrem, per finire alle Forze dell’Ordine, alla Polizia Locale, alla Prefettura, che, in sinergia con il Comune, hanno saputo svolgere i controlli con attenzione e discrezione, ma in maniera incessante, senza dimenticare la costante collaborazione con le scuole. I miei concittadini hanno probabilmente tenuto dei comportamenti complessivamente corretti. Abbiamo un punto vaccini presso l’ospedale SS Rosario che sta funzionando bene. Stanno per essere concluse le vaccinazioni a domicilio, con la collaborazione della Croce Rossa. Abbiamo al momento poco più di 10 positivi. Insomma, le condizioni per una riapertura accorta ma percepibile ci sono».

Sergio Genovese dirigente del Liceo Classico Mario Pagano a Campobasso

«Sono contrario alla percentuale del 100% della didattica in presenza, avrei lasciato il 50».

«La mia scuola, da quando si è riaperta, ha contato una decina di contagi ma sarebbe pronta a riaprire perché lo abbiamo già fatto nel passato regolarizzando le disposizioni richieste pure con la percentuale del 100%».

Maricetta Chimisso – dirigente dell’Istituto Alberghiero Federico di Svevia a Termoli

«Essere favorevole in astratto alle riaperture non significa molto. Noi siamo favorevoli a riaprire in sicurezza e con consapevolezza. Se si parte dalla tutela e dalla cura si può mandare avanti tutto. Ma se manca la cultura della prevenzione e del rigore o se, il che è peggio, si cercano risposte alle proprie inquietudini nel complottismo o nel mondo del negazionismo o nel movimento dei no- vax, il virus avrà sempre la meglio. Il Covid è furbo, vuole rimanere in vita e sa bene come mutare e replicarsi. Dunque si può fare tutto, se si è accorti. Se all’accuratezza si sostituisce invece la superficialità, non si va da nessuna parte. E bisognerà richiudere in fretta e furia, fino a quando la pandemia non avrà esaurito il suo ciclo vitale, come è accaduto in tutte le grandi epidemie della storia. Dunque, dobbiamo decidere cosa vogliamo, qual è il nostro obiettivo e quali sacrifici siamo disposti a fare. Come dire? Una mascherina val bene una messa…».

«Nella mia scuola la situazione è sotto controllo. Tornati al 50% abbiamo innalzato il livello della sicurezza distribuendo mascherine Ffp2 a tutto il personale (più di 230 dipendenti) e agli studenti nei laboratori, che sono equiparati ai lavoratori. Sono diverse centinaia di Ffp2 al giorno. A ciò si aggiunge una vigilanza costante e capillare e l’interlocuzione con l’Ufficio di Igiene pubblica. Insomma, mettiamo tutti noi stessi, come sempre. Ma fuori della scuola, al terminal e sui mezzi, la situazione è ben diversa. Purtroppo la nostra competenza si ferma al cancello».

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