Nel 2020 in Italia si è registrato il minimo di nascite e il massimo di decessi: 7 neonati e 13 morti per mille abitanti.
In particolare, i decessi sono stati 746 mila, il 18% in più di quelli rilevati nel 2019. Anche il Covid ha influito, il saldo naturale è negativo per 342mila unità.
Quanto alle nascite, si è passati in 12 anni da un picco relativo di 577mila nati agli attuali 404mila, il 30% in meno. Il tasso di fecondità è sceso a 1,24 figlio per donna, da 1,27 del 2019 (era 1,40 nel 2008).
In un quadro già complessivamente difficile, descritto dal report Istat sugli indicatori demografici, i numeri del Molise spiccano, in negativo.
Partiamo dalla popolazione in calo, il macrodato che racchiude gli altri di dettaglio. Al 1° gennaio 2021 i residenti in Italia ammontano a 59 milioni 259mila, 384mila in meno su base annua. Con l’eccezione del Trentino Alto Adige, dove si registra una variazione annuale pari a +0,4 per mille, tutte le regioni sono interessate da un decremento. Il fenomeno colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-7 per mille) rispetto al Centro (-6,4) e al Nord (-6,1). Il Molise, col suo -13,2 per mille, è la regione più colpita. Segue la Basilicata (-10,3). Al Nord spiccano Piemonte (-8,8), Valle d’Aosta (-9,1) e soprattutto Liguria (-9,9).
È diminuita anche la speranza di vita alla nascita: 82 anni in media, è scesa di 1,2 anni sul 2019. In Molise la riduzione dell’aspettativa di vita è stata di nove mesi per gli uomini e 15 mesi per le donne.
In discesa libera, e senza soluzione di continuità, la natalità. Anche su questo, dicono gli esperti Istat, la pandemia sembra aver avuto effetti. «È significativo osservare – si legge nel rapporto – come la variazione sul 2019 relativa al mese di dicembre risulti, tra tutte, quella massima (circa 3.500 nascite in meno), a sostegno dell’ipotesi secondo cui, in aggiunta al dato tendenziale, anche la pandemia abbia iniziato ad esercitare un effetto riduttivo sulla natalità. Un’ipotesi che sembra trovare conferma nei dati provvisori relativi a gennaio 2021, in cui si registra un calo delle nascite superiore alle 5mila unità rispetto allo stesso mese dell’anno precedente».
La riduzione della natalità interessa tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, salvo rare e non significative eccezioni. Sul piano regionale le nascite, che su scala nazionale risultano inferiori del 3,8% sul 2019, si riducono dell’11,2% in Molise (altro dato più alto in Italia), del 7,8% in Valle d’Aosta, del 6,9% in Sardegna.
La regione più prolifica è il Trentino Alto Adige con 1,52 figli per donna, in calo da 1,57 del 2019. Sotto il livello di 1,2 figli per donna si trovano soltanto regioni del Centrosud. Le cose vanno peggio proprio nelle zone a maggior declino demografico. In Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata si è molto più prossimi al livello di rimpiazzo della sola madre (cioè a un figlio per donna) che non, idealmente, a quello della coppia di genitori (due figli). In Sardegna (0,95 figli per donna), per il secondo anno consecutivo non si coglie nemmeno l’obiettivo minimo di rimpiazzare almeno un genitore.
In particolare, in Molise il tasso di fecondità è 1.05 e l’età media della donna al parto è 32,8 anni.
Infine, l’invecchiamento. L’eccesso di mortalità per il Covid, spiega l’Istat, non ha frenato la crescita dell’invecchiamento. L’età media della popolazione passa da 45,7 anni a 46 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2021. In Molise, per dare un’idea, l’11% della popolazione ha da 0 a 14 anni, il 25,7% è over 65.

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