Trecento anni fa nasceva Paolo Saverio Di Zinno. Un «ragazzo povero», così nelle parole dell’arcivescovo dal balcone, che puntò su se stesso e che grazie al suo genio oggi è ancora celebrato. Cinquant’anni fa la famiglia Teberino prese ‘sulle spalle’ con cuore, competenza e passione l’incarico di ripetere la magia che quel «ragazzo povero» ha creato.
Sempre affascinante e mai uguale, ogni anno come se fosse il primo o l’ultimo. Sentimenti che sembrano antitetici. Nella sfilata dei Misteri convivono completandosi e regalando l’ennesima immensa emozione a chi – sono tantissimi come ogni anno – ieri era a Campobasso per il Corpus Domini e ha visto la bellezza imparagonabile dei 13 ingegni volteggiare nell’aria e regalare sorrisi e lacrime di commozione.
Caldo, tanto caldo. A tratti una brezza gentile come fossimo in riva al mare. Poco prima delle 9, dopo la messa officiata dal monsignor Bregantini al Museo dei Misteri, la vestizione. Il primo rito del giorno. Protagonisti i bambini – con i genitori più ansiosi e trepidanti dei loro piccoli – e i diavoli. Il sindaco Antonio Battista, il presidente del Consiglio comunale Michele Durante, la ex parlamentare Laura Venittelli, la neo consigliera regionale Filomena Calenda, la consigliera comunale Marialaura Cancellario: imbrattati e felici, come è d’obbligo ogni mattina del Corpus Domini.
Campobasso, invasa di turisti italiani e stranieri (la stima è di 100mila presenze), si è preparata con un entusiasmo crescente e contagioso alla sfilata. Che si ripeterà, su un percorso ridotto rispetto ai 3,5 chilometri consueti, il 2 dicembre: evento eccezionale che in molti vorrebbero rendere ordinario (la doppia sfilata, magari la seconda non in inverno) in onore di Di Zinno (nato il 3 dicembre 1718). E che può esibire a partire da quest’anno il marchio degli eventi Unesco.
Mancava un quarto d’ora alle 10 quando gli ingegni sono usciti dal Museo di via Trento. Quando Sant’Isidoro, il primo dei 13 misteri, ha varcato il cancello, applausi e urla di gioia. Poi sono usciti anche San Crispino, San Gennaro, Abramo, Maria Maddalena, Sant’Antonio Abate, l’Immacolata Concezione, San Leonardo, San Rocco, l’Assunta, San Michele, San Nicola e il Santissimo Cuore di Gesù. Un breve tratto di via Milano e poi la processione è entrata nel cuore del centro storico del capoluogo.
Gli ingegni sembrano essere costruiti per attraversare quei vicoli stretti e tortuosi. Sotto l’arco e nell’angolo in cui via Sant’Antonio si stringe il punto più suggestivo – o uno dei punti più belli perché di scorci memorabili la sfilata e il centro murattiano del capoluogo ne offrono molti – e che sfida le capacità e le energie dei portatori. Che devono abbassarsi nel caso dei ‘quadri’ più alti per passare sotto l’arco e ‘giocare’ con gambe ed equilibrio nel punto dove la via sbuca dall’arco e si insinua fra le case riguadagnando poi lo spazio giusto e salendo verso San Leonardo.
Le bande che intonano il Mosè di Rossini, come sempre, hanno annunciato al pubblico dislocato numerosissimo nelle varie zone del centro attraversate dai Misteri l’arrivo degli ingegni. E il richiamo dei diavolo ovviamente: vietenne vietenne, richiamo per la donzella ma non solo, anche per chi assisteva dal balcone. Applausi, ancora scroscianti ovunque. Per i diavoli, per la donzella – Sarah Khalkaf di origini egiziane – che non ha ceduto mai alle tentazioni del diavolo Italo Stivaletti ed è rimasta serissima, da campobassana doc (ma che rientrata al Museo ha sciolto emozioni e tensione in lacrime liberatorie). Per i bimbi in festa: fieri e divertiti, protagonisti di una recita che nessuno dimenticherà. Per i portatori, gli organizzatori, tutti coloro che ogni anno ripetono il ‘miracolo’ di una tradizione che lungi dallo scolorirsi conquista spazi e nuovi colori.
Via Mazzini, la stazione, via Cavour. Il tratto finale è una corsa e infine un tuffo nella passione tutta molisana per questa rappresentazione che come nessun altra mette insieme sacro e profano e crea un unicum che affascina da secoli. In fila, ordinati, tutti i Misteri davanti al Municipio per l’omaggio alle e delle autorità. Al passaggio dei diavoli gli applausi più fragorosi. Il cenno a chi governa – dal sindaco Battista al neo governatore Donato Toma – di scendere: vietenne vietenne. Battista ha ricambiato, anche lui con la mano ha invitato: vietenne vietenne…
Identità e ostinazione nel difenderla e valorizzarla, i giovani che possono puntare sulle proprie capacità per restare. Il senso di comunità. E mano tesa a chi oggi guida la nazione. Questi gli elementi del discorso del vescovo Giancarlo Brergantini.
Misteri 2018: edizione d’eccezione, edizione del bis. E della distensione.

ppm

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